Mercoledì 24 Aprile 2024

Juncker non perde il vizio

Le interferenze dell'Unione europea alla vigilia del voto italiano

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker (foto Newpress)

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker (foto Newpress)

Roma, 22 febbraio 2018 - Come negli altri anni, è facile capire la distanza temporale che ci divide dal voto italiano a seconda della portata degli interventi della Commissione europea. Un po’ come accadeva in passato, quando alla vigilia delle elezioni arrivava immancabile la "preghiera del papa per l’Italia". In tutto l’anno, il papa pregava per il nostro Paese appena prima che gli italiani si recassero alle urne. Adesso che il papa è argentino e prega per l’Argentina, all’Italia ci pensa - più laicamente - l’Ue. Qualche settimana fa aveva parlato il responsabile degli Affari economici Pierre Moscovici, spiegando che il "voto italiano è un rischio per l’Europa". Mancavano quasi due mesi e a sparare cannonate era stato appunto un commissario.

Adesso che siamo vicini alla data fatidica arrivano le bordate del numero uno dell’eurogoverno, Jean-Claude Juncker. Presidente della commissione e - ricordiamolo - per anni premier di un simil-paradiso fiscale chiamato Lussemburgo. "In Italia si rischia un governo non operativo", ha spiegato Juncker, tornando ad agitare lo spettro dei "mercati" (anche se dopo poche ore ha cercato di ammorbidire i toni, la frittata era fatta). Forse dimenticando che gli italiani non hanno un bel ricordo di quei mercati che nel 2011 contribuirono con la crisi dello spread a determinare un evolversi mai del tutto chiarito della crisi politica italiana e che portò alla formazione di un governo non scelto dal popolo, e dal cui agitarsi hanno più di una volta rimesso di tasca propria (come peraltro hanno fatto subito diversi investitori, visto che dopo le parole di Juncker la Borsa di Milano è andata in perdita e lo spread cresciuto).

Immancabili le reazioni politiche italiane. Ovviamente tutte di parte. Da un lato gli europeisti (Emma Bonino) che hanno plaudito alle parole di Juncker, dall’altro la levata di scudi di chi in qualche modo ha respinto al mittente l’"ingerenza" esterna. Tipo centrodestra e Cinquestelle. Più significativa di tutti la presa di posizione del premier Paolo Gentolini, destinatario (in positivo) dell’endorsement che l’"Europa" ha speso sul suo nome. Gentiloni, confermando senso dello Stato e sensibilità personale ha rispedito al mittente le preoccupazioni del numero uno di Bruxelles. "Tranquillizzerò Juncker. Ci sarà un governo operativo, le elezioni non sono un salto nel buio". Gentiloni sa che tutte questi interventi esterni non sono vissuti bene dalla gente normale, giustamente gelosa della propria autonomia di pensiero e sospettosa verso tutte quelle istituzioni che cercano di influenzare una libera espressione della volontà democratica. In un momento peraltro in cui il livello di gradimento dell’'Europa' non è certamente al massimo storico.