Giovedì 25 Aprile 2024

I 5 stelle processano Di Maio e Rousseau

Documento dei senatori ribelli contro il doppio incarico del leader politico e la piattaforma di Casaleggio. Lasciano i deputati De Toma e Silvestri

Davide Casaleggio e il capo politico M5s e ministro Luigi Di Maio

Davide Casaleggio e il capo politico M5s e ministro Luigi Di Maio

Roma, 10 gennaio 2020 - Il terremoto è solo rinviato. Ieri sera il gruppo dirigente del M5s è riuscito a disinnescare un documento, scritto da tre senatori (Dessì, Crucioli e Di Nicola, ‘frontman’ di un gruppo di lavoro di 15 persone), capace di radere al suolo l’intera piramide decisionale dei grillini. Da Di Maio fino a Grillo, passando da Davide Casaleggio e la sua piattaforma Rousseau che il Movimento vorrebbe acquisire e farla propria sganciandola dall’azienda dell’erede del fondatore.

E così, mentre altri due deputati, Massimiliamo De Toma e Rachele Silvestri, ieri lasciavano le fila 5 stelle a Montecitorio per approdare nel Misto (un terzo deputato, Rossini, è stato convinto a desistere), al Senato si parlava di stop alla figura del capo politico, avvio di una gestione collegiale sulla linea politica, di una riforma del sistema delle rendicontazioni fino ad uno stop anche al ruolo del garante del Movimento. Modifiche statutarie pesanti che verranno discusse dopo il voto in Emilia e in Calabria di fine mese.

Se, come probabile, il M5s avrà un risultato modesto, per Di Maio e Casaleggio si aprirà la strada per un’uscita di scena nemmeno troppo morbida. Gli Stati generali, che il leader Di Maio immaginava come teatro di consolidamento della sua leadership, potrebbero trasformarsi in una sorta di processo per i responsabili di una parabola di consenso drammatica. E per allora - si parla di marzo - già dovrebbe essere attiva la componente di Fioramonti: governista, ecologica, con probabili connessioni a Italia in Comune di Federico Pizzarotti. Mentre sull’altra sponda, quella anti-contiana, con Gianluigi Paragone che è già in moto e ha lanciato un primo appuntamento per il 17 gennaio a Catania: "Rimettiamoci in Movimento".

Tutto rinviato, dunque? I senatori però scalpitano. Chiedono, prima di tutto, che il perimetro del M5s resti nell’ambito della maggioranza, sostenendo che non c’è alcuna intenzione di strappi nei confronti del governo. Nel mirino ci sarebbe non solo Di Maio ma in qualche modo anche Grillo, visto che per il comico sarebbe previsto non più il ruolo di garante, ma di presidente. E per quanto riguarda il tema delle restituzioni, si suggerisce di versare su un conto corrente gestito da un organismo trasparente. Ultimo punto: sottrarre la piattaforma Rousseau a Casaleggio, destinarla ad un gruppo di garanti e ripristinare il fondo per il microcredito.