Venerdì 26 Aprile 2024

Rimpasto di governo o elezioni? Urne a ottobre sempre più vicine

L'ombra della crisi. Tutte le ipotesi allo studio del Quirinale

Sergio Mattarella (Ansa)

Sergio Mattarella (Ansa)

Roma, 5 maggio 2019 - Detto che di crisi di governo si continuerà a parlare ma senza che nulla di concreto avvenga fino al giorno seguente i risultati delle Europee (traduzione: il governo non cadrà sul caso Siri), cosa potrebbe accadere, dal 27 maggio in poi? La palla, ovviamente, passerebbe al Quirinale. "Non esiste un piano per portare il Paese alle urne" è il solo commento che filtra dal Colle. Mattarella cercherebbe prima di tutto di verificare se la maggioranza può rimettere insieme i cocci dando vita a un rimpasto di governo che dia nuova linfa alla legislatura. La consultazione informale dei gruppi parlamentari e dei loro leader dovrebbe bastare. Poi via a rimpasto e giuramento. Mattarella, infatti, davanti a un cambio profondo della squadra di governo, chiederebbe la nascita di un Conte bis. Ma se uno dei due alleati facesse saltare il banco, il Colle non potrebbe che prenderne atto, pur se a malincuore. Ecco perché molti parlano di un Mattarella ‘rassegnato’ alle urne. Ma stanno davvero così le cose? No. Per due ragioni, una politica e una tecnica. Quella politica sta nel fatto che il Capo dello Stato non si rassegnerebbe di certo facilmente a veder chiudere la XVIII legislatura dopo meno di due anni.   Mattarella seguirebbe, dopo consultazioni formali, la falsariga del tentativo già cercato (e fallito), a maggio 2018, con l’incarico di governo conferito a Carlo Cottarelli. Mattarella potrebbe cioè proporre a tutti gli attori politici in campo un governo di transizione (e non dunque un governo del Presidente) che approvi la prossima legge di Bilancio e che, invocando il "senso di responsabilità" di tutti i partiti, eviti all’Italia di cadere preda della speculazione. Ma se anche questo tentativo fallisse – come è possibile – per l’impuntatura di Lega e M5S, come pure del Pd e di Forza Italia, la strada maestra diventerebbero solo le elezioni anticipate.   Qui, però, entra in gioco il calendario. Giugno che se ne andrebbe tra consultazioni e tentativi di fare nuovi governi. Urne a inizio settembre? Impossibile. Per indire i comizi elettorali serve un periodo di tempo compreso tra i 45 e i 65 giorni al massimo, ma di solito il Viminale chiede almeno 55. Inoltre, particolare che molti dimenticano, le liste elettorali vanno consegnate 30 giorni prima del voto. Ergo, sciogliere le Camere a inizio luglio, per votare ai primi di settembre, vorrebbe dire costringere i partiti a raccogliere firme e candidature… sotto l’ombrellone. Implausibile. La data di scioglimento sarebbe, dunque, calibrato per fine luglio, con elezioni da tenere la prima metà di ottobre, non prima. Quale governo appronterebbe, nel frattempo, la legge di Stabilità? Quello dimissionario (Conte dunque) o un Cottarelli qualunque se, incaricato da Mattarella e battuto alle Camere, diventasse questi il governo in carica, pur se di minoranza. Ipotesi tutte difficili e lontane dal realizzarsi.