Lunedì 6 Maggio 2024

Caso Siri, la Lega affila le armi: col M5s è finita

"Non molliamo il sottosegretario e lui non si dimetterà. Scarichiamo i 5 Stelle dopo il voto"

Il sottosegretario Siri, il premier Conte e il sottosegretario Giorgetti (Imagoeconomica)

Il sottosegretario Siri, il premier Conte e il sottosegretario Giorgetti (Imagoeconomica)

Tradotto: la Lega non ha tempo da perdere con le schermaglie coi 5 stelle, vuole portare a casa più risultati (legislativi) possibili per presentarsi alle Politiche "con il paniere pieno – dicono ancora le stesse fonti – non mezzo vuoto...". Risultati, dunque, che servono e che convincono sempre più Salvini a resistere, nonostante la voglia di buttare tutto alle ortiche "perché ormai è finita", ripete come un mantra. "Io questo governo lo porto avanti costi quello che costi perché la mia parola vale più di tutti i sondaggi, più di tutti gli insulti – ha detto, infatti, ieri il leader a Modena – mi tappo le orecchie, faccio yoga, tiro dritto perché gli italiani non hanno voglia di perdere tempo".

C’è voluto parecchio a Salvini, l’altra sera, per smaltire la rabbia dopo la conferenza stampa di Conte, che quando ha parlato delle dimissioni "che si danno o non si danno e quelle future legate a iniziative dei giudici non hanno senso" gli hanno fatto avere un sobbalzo.

"E meno male che Conte è un avvocato...", avrebbe commentato, irritato, il leader leghista. Ma d’altra parte la stima nel premier e nella sua fama di neutralità da tempo sono venute meno tra i leghisti. Sul caso Siri, "Conte ha ribadito che è un uomo dei 5 Stelle – questo è il sentire nella Lega – e come tale sempre si comporterà".

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Ed è una questione che preoccupa. Per la tenuta del governo, certo, ma soprattutto per quelle leggi che interessano al Carroccio e che la non terzietà di Conte potrebbe mettere a repentaglio. Una, in particolare: il dossier sulle Autonomie. Il Capitano scalpita per dare segnali ai suoi governatori del nord, sia il lombardo Attilio Fontana sia il veneto Luca Zaia, che da settimane, ormai, gli chiedono di rompere con i grillini.

I due presidenti hanno spiegato a Salvini che se non partirà a breve il federalismo differenziato, il partito rischia di perdere consensi alle prossime amministrative. In via Bellerio, c’è malcontento. Oltre ai governatori, in tutto il partito c’è il timore che sul federalismo la Lega si sia infilata in un cul de sac, così come si contesta la volontà di Salvini di "guardare al Mezzogiorno", con il segretario della Lombardia, Paolo Grimoldi, preoccupato di "fare il pieno di impresentabilial Sud in caso di repentina campagna elettorale per le Politiche. A tutti Salvini dice di aspettare soltanto "la chiusura dei seggi delle Europee", poi il film sarà diverso, soprattutto con i grillini: "Dopo il voto – sibilano nel Carroccio – li dovremo scaricare per forza...".

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