Venerdì 26 Aprile 2024

Rivoglio una vita come Steve McQueen

A quarant’anni dalla morte, il suo mito non tramonta. Pubblicità, aste e film biografici: i vecchi divi di Hollywood sempre attualii

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Roma, 5 novembre 2020 - Voglio una vita spericolata, voglio una vita come Steve McQueen. Mica come un altro, mica come James Dean, che pure faceva rima lo stesso con "film". No: Steve McQueen, meno bello e ancora più dannato. Vasco Rossi cantava Vita spericolata nel 1983, Steve McQueen era morto da tre anni, portato via da un tumore, forse colpa dell’amianto che c’era nelle tute da automobilista. Ma oggi, a quarant’anni dalla morte, avvenuta il 7 novembre 1980, la leggenda è più viva che mai.

Lui di coraggio ne ebbe da vendere, in un vita durata solo cinquant’anni – ne avrebbe compiuti 90, in questo 2020. Steve McQueen ha lasciato il segno nella storia del cinema – dai Magnifici sette a Papillon – ma soprattutto ha lasciato il segno nel nostro immaginario. "Non sono un grande attore", diceva di sé. Probabilmente non era vero; di sicuro, comunque, è stato ed è un mito. Perché girava tutte le scene pericolose senza controfigura, e poi andava a rischiare la pelle nelle corse d’auto in giro per la California: stava anche per correre la 24 ore di Le Mans con Jackie Stewart, mitico pilota scozzese, quando le produzioni lo hanno fermato. Troppo rischio, troppi dollari valeva il suo viso. Per lui fu la sconfitta più amara.

Chissà cosa penserebbe del fatto che, oggi, ogni oggetto legato al suo nome è un’icona. Gli occhiali Persol che indossava sul set del Caso Thomas Crown nel 1968, i Persol 714, quelli pieghevoli, con le lenti in acetato nero, sono diventati così di moda da aver resuscitato il divo in favore del loro spot. L’orologio che aveva indossato nelle riprese del film Le 24 ore di Le Mans, il Tag Heuer, quadrato, così anni ’70, è diventato leggendario. Un modello di punta, che si chiama Tag Heuer Monaco "McQueen", e costa quasi 5.000 euro: l’originale andrà all’asta a dicembre. C’è un profumo dal nome Steve McQueen Legend. E a un’altra asta, l’auto che McQueen guidava nell’inseguimento di Bullitt – in quello che è stato definito l’inseguimento più bello della storia del cinema – l’auto che lui stesso non era mai riuscito a comprare, e neanche a ritrovare, è saltata fuori ed è stata venduta a 3 milioni e 700mila dollari. L’anno scorso, interpretato da Damian Lewis, è diventato un personaggio nel film di Quentin Tarantino C’era una volta… a Hollywood, che mette in scena Sharon Tate e gli omicidi della setta di Charles Manson.

Ci sarebbe da chiedersi perché siano così eterni, così immortali i miti della Hollywood degli anni d’oro. Talmente immortali che li stanno resuscitando digitalmente: come nel caso di James Dean, ricreato in digitale, corpo e voce, per alcuni spot (come quello della società di investimenti sudafricana Allan Grey che ipotizza un suo possibile presente "come se" non fosse morto) o per un film sul Vietnam, Finding Jack, in lavorazione dal 2019. Col risultato che Dean, scomparso nel 1955, recita 65 anni dopo la sua morte. E stanno lavorando per far rinascere altri divi. Mentre Alain Delon, che hollywoodiano propriamente non è, è apparso nella campagna di Eau Sauvage di Dior, bello com’era nel 1968.

Ma perché? Perché il fascino di quegli anni, di quel cinema è così forte? Il film Judy sulla Garland ha regalato l’Oscar 2020 a Renée Zellwegger. La serie tv Feud di Ryan Murphy nel 2017 ripercorreva la rivalità fra le attrici Bette Davis (Susan Sarandon) e Joan Crawford (Jessica Lange); un’altra serie di Murphy, recentissima, Hollywood, racconta splendori e miserie di un gruppo di attori tra cui Rock Hudson e Vivien Leigh.

Qual è il fascino di Hollywood, dei suoi miti, delle sue leggende, dei suoi eroi belli e spesso dannati? Forse, è che sono l’album di fotografie dei nostri sogni, di quello che non siamo e vorremmo essere, vorremmo avere. Una vita come Steve McQueen.

 

 

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