Sabato 27 Aprile 2024

Quelle sorti rock, magnifiche e progressive

Rivive il pop più immaginifico degli anni Settanta con la riedizione, in vinile, di Lp che hanno fatto la storia. A partire dal Balletto di Bronzo

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di Sandro Neri

 Sulla data di nascita ufficiale del rock progressivo non si discute. È il 1967, anno della pubblicazione, in Inghilterra, di un album dei Moody Blues e di uno dei Nice destinati a connotare per sempre quella nuova musica. Figlia del beat e della psichedelia sicuramente, ma arricchita da inedite incursioni nella classica e nel jazz.

"Musica immaginifica", ne riassumerà più tardi l’essenza Franz Di Cioccio della Premiata Forneria Marconi. Alle Orme è attribuita la paternità della ricetta in Italia. L’occasione è la registrazione di una rielaborazione del terzo Concerto Brandeburghese di Bach e di Blue Rondò à la Turk di Dave Brubeck nel 1970. Se pubblicati subito, i due brani avrebbero costituito il primo singolo di progressive italiano. Ma l’uscita arriverà solo nel 1973, quando le Orme saranno già tra i portabandiera del nuovo genere grazie all’album Collage, insieme a un nutrito esercito di band famose quanto i loro antesignani d’Oltremanica.

"Solo che da noi il prog era ancora chiamato pop italiano e questo ci faceva temere di venire relegati nella tradizione melodica e non nel mondo del rock", racconta Gianni Leone, tastierista ed esuberante leader del Balletto di Bronzo. Ys, il celebrato album della band partenopea, e Felona e Sorona delle Orme sono i titoli che aprono la lunga serie di ristampe in vinile che la Universal Music dedica, a partire da venerdì, alla frastagliata e colorata galassia del progressive italiano. Un tributo a gruppi che hanno segnato un’epoca, "ma anche all’interesse che il pubblico continua a nutrire per quei dischi, col tempo diventati cimeli da collezione, difficili da reperire", spiega Claudio Magnani, della Universal. Quasi una trentina, in tutto, le uscite in calendario.

Dedicate a dischi, fra gli altri, di Locanda delle fate, Mauro Pelosi, Latte e Miele, Jumbo, Banco, Opus Avantra, Saint Just. Tutti riproposti in copie limitate e in vinile di colori diversi (e in vinile "test pressing"), con le copertine gatefold, la grafica dell’epoca e le tracce tratte dai nastri originali.

"Un’operazione filologica – sottolinea Magnani – nel rispetto di un pubblico appassionato ed esigente, molto attento ai dettagli". Non a caso a rompere il ghiaccio è il Balletto di Bronzo. Il suo Ys (1972) incarna l’anima prog dalle sonorità alla elaboratissima copertina. "Le foto dell’attrice Maria Nencioni nei panni di Messalina riempiono tutta la cover, senza uno spazio neppure per il nome del gruppo. Ma questo, col tempo, ha alimentato un’aura di mistero intorno alla band che affascina ancor’oggi", confessa Leone.

"In fondo il titolo del disco, trovato leggendo un libro di esoterismo, richiama una piccola Atlandide sprofondata nel mare e l’occultismo ai tempi era la mia passione". Singolare, per un musicista formatosi alla scuola di una monaca, suor Delia, intriso di musica sinfonica e delle vibrazioni di un organo Hammond comprato dal papà. Singolare anche un’altra coincidenza. "L’album, incentrato sul tema dell’incomunicabilità – osserva Leone – torna straordinariamente attuale oggi, in questa specie di film di fantascienza che è diventata la nostra realtà ai tempi del Covid".

 

 

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