Mercoledì 24 Aprile 2024

Premio Strega 2017, vince Paolo Cognetti per "Le otto montagne"

Una storia di amicizia all'ombra del monte Rosa: il romanzo di formazione dello scrittore 39enne conquista la giuria

Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017

Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017

Roma, 7 luglio 2017 - Partire come favoriti non sempre porta bene. Ma non è il caso del Premio Strega. Qui è vero il contrario. Tutti i vincitori degli ultimi anni, Francesco Piccolo tre anni fa, Nicola Lagioia l’anno dopo e lo scorso anno Edoardo Albinati con il suo monumentale “La scuola cattolica”, erano indicati alla vigilia come i possibili, quasi certi vincitori. Così ieri sera Paolo Cognetti, 39 anni, milanese, che è arrivato al Ninfeo di Villa Giulia forte di una già acquisita vittoria, lo Strega Giovani, e come più votato alla fine: 208 voti, per “Le otto montagne” (Einaudi), suo primo romanzo dopo vari saggi e raccolte di racconti: un romanzo di formazione, la storia dell’amicizia tra due ragazzini che si consolida d’estate in estate, all’ombra del monte Rosa, dove Pietro va in vacanza e Bruno porta al pascolo le vacche. Ma la nuova votazione poteva riservare sorprese, magari una rimonta di Teresa Ciabatti con il suo “La più amata” (Mondadori), seconda classificata con 119 voti, subito seguita da “La compagnia delle anime finte” (Neri Pozza) di Wanda Marasco con 87, e poi, un po’ distaccati, Matteo Nucci con “È giusto obbedire alla notte” (Ponte alle Grazie), 79 voti, e Alberto Rollo con “Un’educazione milanese” (Manni) 52 voti. E poi si sperimentava per la prima volta la giuria più allargata, passata da 400 a 660 votanti, con conseguenze ancora tutte da scoprire. Il rito dello spoglio dei voti, ormai quasi tutti elettronici, “officiato” come da tradizione dal vincitore dell’anno precedente, in questo caso Albinati, è iniziato alle 22.30 e l’annuncio del vincitore, trasmesso in diretta da Raitre, è arrivato poco dopo mezzanotte.

GRAN FOLLA ieri sera nel Ninfeo della magnifica villa rinascimentale, cornice e quasi identità dello Strega a partire dal 1953. Difficile scindere questo accoppiamento, accettare che il premio, com’è accaduto l’anno passato, si svolga altrove. Perché lo Strega, da quando è nato nel 1947 per volontà di Maria Bellonci, è anche questo, un evento lettarario-mondano di inizio estate, con uno sciamare dei presenti tra i tavoli prenotati dalle varie case editrici, una serata che va avanti tra chiacchiere e saluti, lanciando ogni tanto un’occhiata alla lavagna con i risultati dell’ultima votazione, in attesa dell’annuncio del vincitore. E pure ieri sera, in una canicola che non concedeva tregua, neanche il conforto di un refolo di ponentino, è stato così. In più momenti è stato anche ricordato Tullio De Mauro, l’illustre linguista presidente della Fondazione Bellonci, scomparso nel gennaio scorso.

SE LA STORIA del premio letterario italiano più importante è legata da sempre allo Strega, il liquore dell’azienda beneventana, lo è anche alle polemiche, quasi immancabili a ogni edizione. Una ricorrente, riguarda la pressione delle case editrici sui giurati, e quest’anno l’allargamento dei votanti punta anche a questo, a rendere più difficili condizionamenti e manovre. Questa volta a innescare, più che una polemica una misurata disputa, è stata la richiesta, avanzata da alcuni intellettuali, di conferire un Premio Strega alla memoria a Curzio Malaparte. Impossibile, visto il regolamento del premio, ha risposto cortese ma deciso Giovanni Solimine, nuovo presidente della Fondazione Bellonci. Il premio è assegnato da una giuria che nell’anno, il 1950, in cui Malaparte partecipò con “La pelle”, assegnò la vittoria a Cesare Pavese per “La bella estate”. E Solimine ha anche ricordato: «Calvino fu sconfitto nel 1952 da Moravia e in quella edizione era in gara anche Gadda. E nel 1959 la giuria preferì Tomasi di Lampedusa a Pasolini».

COME DIRE che anche tanti grandi della letteratura italiana non sono riusciti a conquistare il Premio Strega. Che ora significa per il vincitore, non solo un assegno da cinquemila euro, ma un sensazionale incremento delle vendite. Quanto vale quella fascetta gialla apposta intorno alla copertina? Stando ai dati riferiti da Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, il libro vincitore del Premio Strega vede aumentare le vendite del 500 per cento. E c’è stato anche chi, aggiunge, come Paolo Giordano e Margaret Mazzantini, ha fatto anche meglio. Ma certamente conta molto anche il valore simbolico, l’indiscutibile prestigio di questo riconoscimento. Per questo, anche se Malaparte dopo la sconfitta ostentò quasi disprezzo, sottolineando che beveva champagne e non Strega, sono tutti ben felici di trangugiare il dolce liquore, giallo come l’oro che va ai vincitori.

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