Mercoledì 24 Aprile 2024

Collodi-Disney: la guerra di Pinocchio è finita

Scoppia la pace tra la Fondazione e il colosso Usa che aveva registrato il marchio nel 1943. E il burattino festeggerà 140 anni di vita in Italia

Il Pinocchio disegnato da Enrico Mazzanti nel 1883, nel primo libro di Collodi

Il Pinocchio disegnato da Enrico Mazzanti nel 1883, nel primo libro di Collodi

Pescia (Pistoia), 18 ottobre 2022 - Un’eccellenza italiana fra le più conosciute al mondo, ma di proprietà... americana. È una vicenda per certi versi paradossale quella che ha per protagonista Pinocchio, la favola più famosa a livello internazionale, secondo libro più letto nei cinque continenti dopo la Bibbia. Per ottant’anni è andata avanti una "guerra" sotterranea combattuta nelle aule dei tribunali. Da una parta la Disney, proprietaria del "marchio Pinocchio", dall’altra la Fondazione Carlo Collodi. Una battaglia non solo legale e commerciale, ma anche culturale. Adesso finalmente è arrivata la pace, annunciata dal presidente della Fondazione Pier Francesco Bernacchi. Un bel regalo per il burattino che il prossimo anno avrà 140 anni, dato che la storia di Carlo Lorenzini, che scrisse anche su La Nazione, uscì per la prima volta nel febbraio del 1883.

Tutto nasce nel 1943, mentre l’Italia è dilaniata dalla guerra, Walt Disney aveva già cominciato a lavorare ai suoi classici cartoni animati. Dopo Biancaneve e i sette nani del 1937, nel ’40 esce Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Il successo fu enorme. La pellicola, anche a causa dell’eco della guerra, non ebbe inizialmente un grande successo al botteghino. Ma qualche anno dopo ci fu un vero e proprio boom. Fu infatti il primo film di animazione a vincere l’Oscar (due: per la colonna sonora e la miglior canzone). Così Walt Disney pensò bene nel 1943 di registrare il marchio. Noi eravamo impegnati in problemi ben più seri e scoprimmo il tutto diversi anni dopo. Perché la Disney puntualmente quando spuntava qualche progetto con il nome di Pinocchio sguinzagliava i suoi avvocati nei tribunali di tutto il mondo a far valer quella registrazione, soprattutto quando c’era di mezzo lo sfruttamento televisivo, cinematografico ed editoriale. E i giudici alla fine di tutto non potevano che dare ragione al colosso di Los Angeles.

Del caso si sono occupati anche Cassazione e Suprema Corte, ma il giudizio finale non è cambiato. Per gli americani una questione di dollari, per noi qualcosa di più. Negli anni ’90 il professor Vincenzo Cappelletti, allora presidente della Fondazione dichiarò in un certo senso "guerra" alla Disney depositando il brevetto del "vero Pinocchio" in tutti i principali Paesi del mondo, in particolare in quelli di lingua anglosassone, con l’intento di tutelare l’immagine classica, "toscana", quella originale, del burattino di legno: figura snella, vestita con una casacca rossa bordata di bianco al collo e ai polsi, calzoni corti color verde e in testa un cappello bianco a cono. "Abbiamo voluto difendere l’immagine creata nel secolo scorso da Carlo Lorenzini, alias Collodi, da quella spuria diffusa da Disney, che non ha niente di toscano nè di letterario", disse Cappelletti all’epoca. Sì perché in molte parti del mondo Pinocchio viene identificato, proprio con il personaggio d’animazione creato dalla Disney. E i suoi legali naturalmente non stettero fermi dopo la "provocazione" di Cappelletti.

"Quando noi negli anni ‘90 abbiamo voluto cominciare a depositare alcuni marchi internazionali di natura culturale e commerciale – ha spiegato Pier Francesco Bernacchi, allora segretario e oggi presidente della Fondazione Carlo Collodi – abbiamo sempre avuto l’opposizione della Disney, che ha sempre dimostrato nei tribunali che Pinocchio era “suo“. E noi abbiamo sempre perso anche nei tribunali internazionali. Il tempo poi porta giustizia, ci siamo incontrati, ci siamo parlati e così da oggi noi abbiamo potuto, senza la loro opposizione, registrare cinque marchi internazionali a nome Pinocchio, e con questi facciamo già tantissime attività: abbiamo duecento progetti nei cinque continenti".

Non solo per siglare la pace a Los Angeles il prossimo 4 novembre aprirà la mostra Pinocchio, the real boy, organizzata da Italian American Museum of Los Angeles, con la collaborazione anche della Fondazione Collodi. Lì Bernacchi potrà spiegare agli americani che Pinocchio è italiano, ha gambe lunghe e un po’ legnose e parla toscano. Di "yankee" non ha proprio nulla.

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