
Michelangelo, “La Notte” (1526-1531) e il suo Autoritratto
Firenze, 7 gennaio 2017 - «Macché “terribile”, come lo definiscono gli storici dell’arte, a partire da Giorgio Vasari, che nel 1550 gli dedicò la prima biografia scritta su un artista vivente. Michelangelo aveva uno spiccato senso dell’ironia, una vena comica». Un Buonarroti che non ti aspetti, quello che emerge dalla ricatalogazione di Giorgio Masi, docente di Letteratura dell’Università di Pisa e curatore, con Antonio Corsaro, di un’edizione critica che prevede un nuovo ordinamento delle poesie del Maestro assoluto del Rinascimento, a sessant’anni dall’ultima edizione critica delle sue rime, con un ampliamento del numero dei componimenti. E un ricco commento integrale, «teso a chiarire diversi punti oscuri e a proporre, in molti casi, letture inedite» spiega il ricercatore, introducendo al volume “Michelangelo Buonarroti - Rime e Lettere” (Bompiani).
Il risultato, professore? «Per la prima volta l’opera poetica del Buonarroti viene suddivisa secondo un ordinamento dei testi ragionato, definendo un quadro ricchissimo e dettagliato, una messa a fuoco capillare sul versante letterario degli intrecci tra arte e poesia, tra estetica e pensiero; in questa nuova edizione critica e commentata delle poesie del poliedrico Artista, abbiamo provveduto a raggrupparle non secondo un criterio unico (come quello cronologico, adottato da Girardi, o quello metrico, seguito da Guasti e recentemente riproposto da Gorni e, in parte, da Stella Fanelli), ma secondo una gerarchia di criteri: in primo luogo, tenendo conto della realtà dei manoscritti, dalle provenienze più disparate, da lui non ordinati e quindi soggetti all’arbitrio dei curatori postumi».
Quali novità emergono da questa rivisitazione dei versi che Buonarroti spesso scriveva sul retro di conti e ricordi di spese? «Un aspetto sottovalutato di Michelangelo, ad esempio, è quanto lo scultore, pittore e sommo architetto, nei suoi scritti fosse attento all’aspetto politico della città, come si evince dall’epigramma della Notte, gioiello assoluto custodito nello scrigno delle Cappelle medicee, a Firenze. E anche alla vita spirituale e religiosa».
A quale sonetto fa riferimento? «Ai versi in cui Michelangelo, scrivendo un testo molto simile a una Pasquinata, si rivolge a Papa Giulio II e se la prende con lui, in quanto “troppo concentrato ad arricchirsi, anziché a occuparsi del suo ruolo di capo spirituale”. I rapporti fra i due, come noto, erano tutt’altro che sereni».
Grande spazio ai sentimenti... «Molto si è parlato del risvolto omosessuale contenuto nelle rime dell’Artista, e parecchi sono i nomi citati dai critici, e alcuni persino dallo stesso Michelangelo, tra i suoi amanti, di ogni età e condizione sociale, da Tommaso de’ Cavalieri a Febo dal Poggio. Ma si tratta sempre di amore platonico, almeno negli scritti. Anche in questo caso esiste però un aspetto poco indagato, che emerge prepotentemente».
E sarebbe? «Il grande rispetto per la figura femminile».
Che va ben al di là della bellezza. «L’io lirico del Buonarroti spesso parla della figura femminile come strumento di seduzione, ma abbiamo rilevato molte altre volte in cui descrive una figura sublimata della donna, e non sempre in riferimento a Vittoria Colonna, come sostenuto dalla critica fino ad oggi; dagli studi fatti su questo argomento, risulta che i componimenti dedicati alla Marchesa di Pescara, figura alla quale Michelangelo era legato da un rapporto di profondissima stima, siano in realtà in rapporto di uno a dieci. Un numero infinitamente minore».
Il pensiero del Buonarroti sull’altra metà del cielo? «All’avanguardia. Non la dipinge solo solo come donna angelicata, ma come strumento di salvezza dell’anima. Anche se talvolta ha un modo curioso di esprimerlo».
Dove, precisamente? «Nelle Rime, per fare il complimento più alto alla destinataria dei versi, nella 235 la dipinge come “Un uomo in una donna”, sottintendendo che la protagonista (Vittoria Colonna?) fosse dotata di una levatura intellettuale e morale pari a quella... di un uomo. Ma questo accade anche oggi».