Sabato 27 Luglio 2024
ELETTRA BERNACCHINI
Magazine

Michael Stipe, in arrivo il primo disco da solista. A Milano la mostra fotografica dell’ex frontman dei R.E.M.

L'arte dell'ex-frontman esposta alla Fondazione ICA dal 12 dicembre al 16 marzo 2024. E il prossimo anno uscirà l’album d’esordio da solista

Michael Stipe in una foto d'archivio

Michael Stipe in una foto d'archivio

Roma, Era il 2008 quando dall'album "Accelerate", il 14esimo dei R.E.M., veniva estratto il primo singolo: "It's an experience, sweet, delirious. Supernatural, super serious". Quindici anni dopo, quel mix di umana fragilità e luminosità soprannaturale torna come fulcro della prima grande mostra fotografica di Michael Stipe, che della band di Athens (Georgia, Usa) fu il volto e la voce e che nel 2024 dovrebbe anche pubblicare il suo primo album solista.

Stipe e il ritratto

L'esposizione, che sarà alla Fondazione ICA Milano dal 12 dicembre al prossimo 16 marzo, s'intitola " I have lost and I have been lost but for now I'm flying high" ed è stata curata personale dal cantante e artista 63enne con Alberto Salvadori. Da un lato le suggestioni della poesia "Desiderata" di Max Ehrmann (1927), dall'altro le potenzialità espressive del ritratto inteso come fotografia, ceramica, scultura in gesso e inchiostro, plastica, cemento e opere-audio, il tutto affiancato dal quarto libro fotografico dell'ex-frontman intitolato "Even the birds gave pause" (Damiani Books). "La vulnerabilità diventa un superpotere in questa dinamica. Una mappa che descrive le difficoltà del nostro presente mettendo in luce nuove opportunità e una rinnovata comprensione della nostra importanza, non solo per noi stessi, ma anche per coloro che ci circondano, per le nostre comunità, per il nostro mondo", spiega Stipe nel booklet della mostra. "Ho perso e mi sono perso ma per ora sto volando alto".

La voce dei R.E.M.

Eclettico, distratto, creativo, disinteressato, a tratti quasi sensitivo, insicuro, indispensabile: Michael Stipe è tutto questo e non solo. Per tre decenni ha segnato la storia del rock alternativo girando i palchi di tutto il mondo con tre amici d'infanzia: il chitarrista Peter Buck, il bassista Mike Mills e il batterista Bill Berry. Sedici album in studio, da "Chronic Town" del 1982 a "Collapse into Now" del 2011, anno della separazione amichevole della band. Nel mezzo, un sogno che si avvera – cantare e fare musica, essere amico di Kurt Cobain, Madonna, Bono, Allen Ginsberg, River Phoenix ed Elton John – e che per contorti giri del destino si trasforma in un incubo: le droghe, la paura dell'HIV e gli assurdi trattamenti autoinflitti, la temporanea cecità, l'insonnia. Attorno a lui, a proteggerlo e a sostenerlo, Peter, Mike e Bill. Nel 2008, il brillante coming out in video: "Gli altri membri dei R.E.M. sono etero. Sono felice per i miei compagni di band e mi congratulo con la loro sincerità e il loro coraggio nel fare questa audace dichiarazione". Poi l'allontanamento dalle scene, le prime pubblicazioni fotografiche, la vita con il suo compagno da 25 anni, Thomas Dozol.

Il primo disco solista

Alla musica Stipe si è riavvicinato lentamente, gradualmente, con qualche sporadico singolo dal 2019 in poi. Di scrivere, probabilmente, non ha mai smesso, ma per cominciare a dare un senso vero e proprio al nuovo progetto solista è stato necessario l'intervento del produttore Andy LeMaster e, in seguito, una prima sessione di registrazione agli Electric Lady Studios del Greenwich Village, quelli aperti da Jimi Hendrix nel 1970. Jon Mooallem del New York Times, in un lungo articolo, racconta come qui, a inizio 2023, le strade di Michael Stipe e Taylor Swift si siano incontrate: lui, al terzo piano, lavorava alle tracce del disco, lei, nel seminterrato, si riposava tra una data e l'altra dell'Eras Tour. "Disco2018", "Dire Wolf", "Time Keeps Changing" sono alcuni dei possibili brani che vedranno la luce nel 2024. Manca ancora una data d'uscita ufficiale ma il grosso del lavoro dovrebbe essere ultimato. "Chiudiamo l'articolo con con: ho finito le canzoni”, ha detto Stipe al quotidiano americano. E noi gli crediamo.