
Pietro Mascagni (Livorno, 7 dicembre 1863 – Roma, 2 agosto 1945). In alto la copertina del libro di Sessa
Mentre ansiosamente era intento a comporre Isabeau, il 1° settembre 1909 da Milano, Mascagni aveva scritto alla moglie, Lina. Forse si era aperta una crepa nel loro granitico rapporto: "Ieri mi hai telefonato un poco arrabbiata; ma ti giuro che non hai nessuna ragione di rimproverarmi: io sto lavorando come una bestia da soma e sto ultimando ogni cosa, per modo che presto non avrò più niente che mi dia pensiero".
Trascorsi alcuni mesi, il 22 aprile 1910, da Roma il compositore livornese contattò Illica nella sua magione di Castell’Arquato, borgo medievale in provincia di Piacenza, che servì poi da modello scenico per Isabeau. Una lettera che è la prova provata. Mascagni attraversava una terribile e profonda crisi. A Illica diceva e non diceva, salvo poi fare una richiesta esplicita accompagnata da una raccomandazione alla prudenza, di complicità maschile. Meglio, comunque, non mettere troppo nero su bianco. (...)
L’“allogiuccio” richiesto da Mascagni a Illica non doveva ospitare Lina, visto che Pietro si raccomandava con il librettista di non allarmarla, cioè di non avvertirla. Non era proprio il caso. Mascagni non provava un dolore fisico, bensì un’inquietudine devastante: una pena d’amore. Nella vita di Mascagni con forza di uragano era arrivata una giovane donna, un’avvenente e romantica corista di ventidue anni. Una ragazza romagnola aveva letteralmente fatto perdere la testa al celebre compositore, che di compleanni ne aveva già festeggiati quarantasei. Ventiquattro gli anni di differenza che correvano tra loro. La giovane, originaria di Bagnara di Romagna, in provincia di Ravenna, si chiamava Anna. Di cognome, Lolli: Anna Lolli. La nascita della loro relazione è attestata dalla lettera che Mascagni fece pervenire ad Anna, da Napoli, il 28 aprile 1910. Tre settimane prima, il 4 aprile, i due amanti si erano scambiati il primo bacio. Superfluo allora postillare l’accorata, palingenetica dichiarazione d’amore di Pietro all’amata, alla nuova musa ispiratrice, Anna dagli occhi verdi. Mascagni da quello sguardo fu travolto. A vent’anni e oltre dal matrimonio con Lina, al compositore di successo era... successo di aver incontrato finalmente l’anima gemella (...).
Anna Lolli quale ruolo rivestì nella parabola umana e artistica di Pietro Mascagni? Ebbe il suo posto da protagonista. Per stare vicino al musicista la Lolli si trasferì dal suo paese d’origine a Roma in un appartamento dove visse prima con la sorella Rosa, poi con la cugina Pichi Dal Pozzo. Anna conduceva un’esistenza riservata, quasi da reclusa; la sua vita scorreva nell’attesa del musicista, di una sua visita o di una sua lettera. Si scrivevano continuamente: in trentacinque anni hanno collezionato circa cinquemila lettere. Spesso tra una missiva e la relativa risposta non intercorre che il tempo di recapito del servizio postale. Annuccia, donna discreta e intelligente, si dimostrò una saggia consigliera dell’artista, ne raccolse gli sfoghi e le confidenze, seppe rincuorarlo nei momenti più difficili, non facendolo mai sentire solo, né in debito nei suoi confronti. Spesso, in occasione di un’opera mascagnana al Costanzi la Lolli si recava in teatro. In questo caso gli amici del musicista potevano vedere nel palco di proscenio del primo ordine Donna Lina con i figli e in quello del secondo ordine Annuccia.