Venerdì 26 Aprile 2024

Nella Maremma degli Etruschi

In vacanza nel Grossetano fra antiche civiltà, natura intatta e gastronomia genuina

La necropoli di Roselle

La necropoli di Roselle

C’è una Toscana lontana dal turismo di massa, almeno da quello italiano, perché gli stranieri la conoscono molto bene: è la Maremma, quell’area del Grossetano che a sud sfiora il Lazio e che sulla costa è nota per località di mare bellissime, come ad esempio l’Argentario, con Porto Ercole e Porto Santo Stefano. Ma basta spostarsi un po’ all’interno per trovare piccoli antichi borghi che sono veri gioielli, dove una storia antichissima, quella degli etruschi, si interseca con quella medioevale ed oggi restano capolavori di edilizia e di arte praticamente unici. Per non parlare della natura intatta, dei boschi fitti di macchia mediterranea dove si nascondono antichi sentieri oggi riscoperti da un turismo ecologico. Una meta ideale per un weekend, ma anche per una vacanza più lunga, perché una volta giunti qui si scopre che dietro ogni angolo c’è sempre ancora qualcosa da scoprire. 

SULLE TRACCE DEGLI ETRUSCHI Se vogliamo dare un filo conduttore a questo tour, chiamiamolo “Sulle tracce della civiltà etrusca”, senza dimenticare la natura, i concerti, le feste e le sagre, i vini famosi e una gastronomia che da sola merita il viaggio! Che sarà un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo, dal periodo orientalizzante ( VII - VI secolo a.C), fino all’affermarsi della dominazione imperiale romana, dalle necropoli scolpite nel tufo di Sovana e Pitigliano, alle antiche città come Roselle e Vetulonia. Come base di questa vacanza possiamo scegliere Grosseto, non solo punto strategico ma città con un suo fascino speciale, soprattutto nella parte antica racchiusa fra mura che alla sera, suggestivamente illuminate, invitano a una passeggiata tra il profumo dei gelsomini che si arrampicano sui muri delle case. Il centralissimo Grand Hotel Bastiani è in posizione centralissima e unisce il fascino del passato ai moderni comfort. La Cattedrale di San Lorenzo, il Duomo, sorge su un’antica pieve alla fine del Milleduecento, poi subì parecchi rimaneggiamenti, fino all’attuale e imponente aspetto in stile neo medioevale. Il Museo Archeologico di Grosseto è assolutamente da vedere, coi suoi reperti provenienti dall’area archeologica di Roselle: utensili, monili, buccheri e statue. Alcune di queste, in copia, le ritroveremo proprio nella vicina Roselle, (8 km. da Grosseto), dove le antiche vestigia si affacciano su un panorama di verdi sconfinate vallate. Importantissima in epoca etrusca, la città, fondata nel VII secolo a.C., (ma sono state ritrovati reperti dell’epoca villanoviana) ebbe contatti con la Grecia e le colonie elleniche del sud dell’Italia. Conquistata dai Romani nel 294 a. C. fu poi soppiantata come importanza, nel dodicesimo secolo, da Grosseto. Una passeggiata qui è bellissima ed adatta a tutti, fra il profumo della macchia mediterranea, e difficile resistere alla tentazione di farsi un selfie vicino alla statua (una copia) di un nobile guerriero senza testa, che alcuni studiosi identificano come l’imperatore Domiziano.

ETRUSCHI E VINO

Ma gli etruschi furono anche valenti vinicoltori, e ce lo racconta il Centro di Documentazione Etrusca di Rocca di Frassinello, proprio dove producevano vino 3.000 anni fa. La cantina di Rocca di Frassinello, nel comune di Gavorrano, famosa anche per essere stata progettata da Renzo Piano, sorse una ventina di anni fa, frutto di una joint venture italo-francese, e oggi vanta una tenuta di 500 ettari, 83 a vigneto, dove crescono sangiovese, cabernet sauvignon, merlot, petit verdot e shiraz. Nella cantina, una vera opera d’arte con una straordinaria terrazza che dà sulla vallata e sulle Colline Metallifere, c’è un piccolo museo che illustra la vinificazione al tempo degli etruschi, che usavano aromatizzare il vino con erbe aromatiche e miele. E accanto all’azienda, che se ne prende cura, c’è una piccola necropoli con 8 tombe etrusche ombreggiate da mirti. MASSA MARITTIMA

Spostandoci a Massa Marittima, eccoci in un borgo suggestivo dominato dalla Cattedrale di San Cerbone, (vescovo di Populonia dal 570 al 573), cominciata ad edificare nell’ XI secolo, che sorge alla fine di una scalinata che dà in diagonale sulla piazza sottostante, con un effetto che viola le consuete prospettive architettoniche e la rende unica. Sulla Piazza del Duomo si affaccia il Museo Archeologico Giovannangelo Camporeale, che racconta la storia del luogo dal paleolitico inferiore all’epoca etrusca. Nel Complesso Museale ospitato nell’antico convento di  si conservano opere che vanno dal 1.300 al 1.400. Spiccano dei bassorilievi neri con scene sacre, e una pala da altare con una Madonna con il Bambino, di Pietro Lorenzetti. Dal sacro al profano: vicinissima c’è, sotto un porticato dove un tempo c’era una fontana, il misterioso affresco dell’ Albero dell’ Abbondanza, del XIII secolo, che raffigura una pianta ricca di frutti dalla forma di organi genitali maschili, che molte donne raccolgono. C’ è chi lo legge come un auspicio di fertilità e chi invece ci vede un convegno di streghe, anche perché tra i dipinti di apre una misteriosa galleria che porta a collegamenti sotterranei fra diversi edifici della città. LA BATTAGLIA DI ALALIA A VETULONIATornando agli etruschi, nella vicina Scarlino il MAPS (Museo Archeologico del Portus Scabris) raccoglie dati scientifici e reperti relativi agli scavi archeologici subacquei condotti fra il 2000 e il 2001, quando la costruzione di un porto turistico portò a ritrovare reperti accumulati nei secoli sui fondali della zona del Puntone di Scarlino. Sempre sulle tracce degli etruschi, al Museo Civico Archeologico Isidoro Falchi di Vetulonia ( www.museoisodorofalchi,it) è in corso (fino al 3 novembre 2019) una mostra particolare, in collaborazione tra Museo Archeologico e Collettività della Corsica. E’ “Alalia, la battaglia che ha cambiato la storia: Etruschi, Greci e Cartaginesi nel Mediterraneo del VI secolo a.C.” e racconta la battaglia navale che vide gli Etruschi alleati dei Fenici combattere contro i Greci Focei. La battaglia, che impiegò 180 navi, si svolse davanti alla città di Alalia. I Focei teoricamente vinsero ma riportarono danni gravissimi, tanto che poi abbandonarono il luogo e fondarono Velia, vicino a Paestum. Narra infatti lo storico greco Erodoto che quella battaglia senza vincitori né vinti, in pratica definì la divisione commerciale di quel tratto del Tirreno, con la Corsica appannaggio degli Etruschi, la Sardegna dei Fenici di Cartagine e la Sicilia con il sud Italia ai Greci. Una ricostruzione di una nave e 150 importanti reperti provenienti da numerosi musei, in primis il Museo Etrusco di Villa Giulia di Roma, da dove proviene un dinos attico opera (con tanto di firma) del ceramografo Exechias, del quale esistono in tutto il mondo solo 10 opere. IL PARCO ARCHEOLOGICO CITTA’ DEL TUFO Il nostro viaggio prosegue verso Pitigliano per arrivare, tra un passaggio fra suggestive gole, a Sovana. Siamo nel Parco Archeologico Città del tufo, costituito da tre aree che coprono circa 60 ettari nel territorio di Sorano: la necropoli etrusca di Sovana, l’insediamento rupestre di San Rocco e l’insediamento rupestre di Vitozza nella frazione di San Quirico. La necropoli di Sovana ci racconta di un passato di grande splendore a metà del IV secolo e fino al III secolo a. C.: dipendeva la Vulci ed era una città di frontiera che garantiva la stabilità politica del territorio. Troviamo, intagliate nel tufo, tombe a dado, a semidado, a edicola, come la Tomba Ildebranda e la Tomba dei Demoni Alati, della Sirena, in origine policrome. Ma numerosi sono i percorsi che si possono intraprendere in questo grande parco, fra una vegetazione rigogliosa.

LE VIE CAVE

Tra Pitigliano, Sovana e Sorano troviamo, misteriose e affascinanti, le Vie Cave, antichi sentieri scavati dagli etruschi nel tufo, tra pareti alte anche più di venti metri, dentro il Parco Archeologico. Questi percorsi che collegano centri abitati, campagna, necropoli e altri insediamenti possono essere percorsi dagli amanti del trekking, che cammineranno, in alcuni punti, sotto le fronde degli alberi che hanno creato un tetto. D’obbligo gli scarponcini: l’umidità lascia il tufo scivoloso, ma fa prosperare una vegetazione di felci, muschi, licheni, liane che rendono il panorama primitivo e suggestivo. Ad accrescere il mistero sono gli scaccia-diavoli, nicchie con immagini sacre che avevano lo scopo di tranquillizzare i viaggiatori SOVANA

La deliziosa Sovana, dall’imponente cattedrale paleocristiana con elementi gotici sul frontale, è nota per il Museo di San Mamiliano che conserva parte delle 498 monete d’oro del V secolo d.C. rinvenute in un vaso durante lavori di restauro della chiesa di San Mamiliano nel 2004. Il tesoro è costituito da solidi aurei, monete d’oro in auge nel 324, che rimasero in uso in tutto l’Impero Bizantino fino al X secolo. Vicino a Pitigliano troviamo un altro luogo suggestivo, il Museo archeologico all'aperto Alberto Manzi (proprio lui, il famoso maestro Manzi!), nel pianoro del Gradone, all'interno delle Vie Cave, a pochi chilometri di distanza da Pitigliano. Questo parco offre la possibilità di belle passeggiate in un bosco ricco di querce, cerri e pungitopi, tra tombe etrusche e ripidi sentieri scavati nel tufo. PITIGLIANO

Il borgo di Pitigliano merita una visita, tra antichi palazzi e stradine medioevali, fino al quartiere ebraico e alla Sinagoga. Alcuni dei reperti ritrovati nelle tombe del Museo Manzi sono conservati nel Museo Civico Archeologico ospitato nella Fortezza Orsini di Pitigliano, dove, fra gli altri oggetti, spiccano i buccheri che nell’ambientazione riproducono le fasi dell’utilizzo quotidiano con frutta, verdura, cereali usati dagli Etruschi. E proprio il 6 luglio scorso, il Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca di Pitigliano è stato intitolato a Enrico Pellegrini, archeologo, studioso e appassionato del territorio pitiglianese, direttore scientifico della struttura museale dal 1997 al 2016, anno della sua scomparsa. Nell’occasione è stato presentato il complesso inedito di ceramiche etrusco-corinzie oggetto di restauro. Il nuovo complesso espositivo è costituito da produzioni vulcenti di imitazione orientalizzante, scoperte alla fine degli anni novanta dallo stesso Enrico Pellegrini tra il materiale etrusco della collezione privata di Adele Vaselli proveniente da Poggio Buco. Tutte le info su www.museidimaremma.it. IN TAVOLA La Maremma in tavola è fatta di sapori decisi e genuini, a cominciare dagli affettati, prosciutto in primo piano, e poi salami, e lardo, e formaggi. E poi i famosi crostini, coi fegatini o coi funghi, e le bruschette. Da non perdere assolutamente i tortelli: sono enormi, ripieni di ricotta e conditi o burro e salvia o ragù. Molto particolare è l zuppa di ceci, servita tiepida e con un filo di olio di oliva evo locale. Se si ha la fortuna di imbattersi in una “Sagra della bufala”, da assaggiare lo spezzatino: tenerissimo e saporito. Se è tempo di fragole, qui se ne trovano di saporitissime e a km. 0: ogni famiglia le coltiva nell’[email protected]

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