Giovedì 25 Aprile 2024

Marco Mengoni e il nuovo album 'Materia (Terra)': "Ho preso a schiaffi le mie paure"

L'idolo di Ronciglione racconta il nuovo disco: "Farò entrare la musica da club nello stadio"

Marco Mengoni nel nuovo album 'Materia (Terra)'

Marco Mengoni nel nuovo album 'Materia (Terra)'

Milano, 2 dicembre 2021 - Mengoni uno e trino. Ma dove voglia andare a parare con la sua nuova trilogia "Materia", Marco non lo rivela neppure sotto tortura. Si limita a sottotitolare questo primo capitolo "Terra", col garbato invito a non chiedere di più. Non si tratta, comunque, una trilogia di elementi come lascerebbero intuire l’alta gradazione rhythm’n’blues e i facili rimandi all’epopea Earth Wind & Fire. "Terra, per me vuol dire origine", spiega l’idolo di Ronciglione nel suo studio milanese mentre ascolta le nove canzoni di "Materia (Terra)" (più un paio di "appunti vocali" carpiti in sala di registrazione per meglio circoscriverne il pensiero) seduto alla console sul bidone con cui nonno Sestilio consegnava il latte.

Il singolo "Cambia un uomo" è prodotto da Mace e Venerus, "Luce" è un omaggio del cantante alla madre registrato totalmente in presa diretta, "Proibito" racconta il rapporto tra due uomini con l’inserto di una nota vocale in cui Mengoni augura a tutti di "innamorarsi e trovare e vivere un rapporto autentico". I brani più accattivanti, però, sono forse quelli prodotti da Tino Piontek, meglio conosciuto come Purple Disco Machine, ovvero la funkeggiante "Ma stasera" e il muscoloso up-tempo "Mi fiderò", in cui Marco trova la voce di Madame e gli archi formato Daft Punk della Budapest Scoring Symphonic Orchestra. Ne "Il meno possibile" c’è pure Gazzelle, già partner al tempo di "Calci e pugni". 

Marco, cominciamo da questa chiave soul blues e gospel.

"Durante il lockdown ho preso a schiaffi me e le mie paure, iniziando a capirmi, a guardarmi più a fondo. Ora in qualche modo mi sono perdonato raggiungendo un equilibrio. Mia madre, quando stavo ancora in pancia, ascoltava solo musica afroamericana e io con questa vena ‘black’ ci sono cresciuto. Col tempo sono andato pure ad ascoltarmi tutti i capisaldi del rhythm’n’blues, da Aretha Franklin a Bill Withers, da Al Green agli stessi Earth Wind & Fire".

Perché un progetto tripartito?

"Perché dietro questi tre dischi ci sono tre mondi sonori, tre mie anime differenti, ma al tempo stesso complementari; e i sottotitoli nascono dalle influenze musicali di ciascuno. Il secondo capitolo è già in fase di pre-produzione. Ho registrato tutto assieme ai musicisti con cui suono da 15 anni e quindi da prima di X-Factor. Abbiamo inciso tutto tutti assieme, chiusi nella stessa stanza".

Canterà il 19 giugno a San Siro e il 22 all’Olimpico di Roma. L’intimismo del disco sembra un po’ in antitesi con la scelta di presentarlo nei grandi spazi.

"Per due tour sono sfuggito all’idea di cantare negli stadi, perché non mi sentivo ancora in grado di affrontarli. Ora lo faccio con album da club, perché non amo le cose facili. Quindi farò entrare il club nello stadio. A 33 anni devi essere felice di quel che fai. Non sapendo, infatti, se ce ne sarà un'altra, penso di avere una vita sola e voglio viverla al meglio".

Perché?

"Perché non adeguo il disco al tipo di tour che vado a fare, ma cerco solo di fare quel che mi piace. ‘Materia (Terra)’ è un album molto suonato, l’ho immaginato con i sapori della musica fatta sul palco di un club newyorkese che sa di fumo e di whisky".

Come già nel predecessore 'Atlantico', il tema ambientale è molto presente. Andy Warhol diceva che la natura è "la più bella forma d'arte che si possa desiderare".

"L’imprinting ambientale me l’ha dato nonno Sestilio che, emotivamente, è stato per me molto più importante di Warhol. L’amore e il rispetto per la natura me li ha insegnati lui, raccontandomi i segreti della rigenerazione del terreno, dell’influenza della luna crescente e di quella calante sulla semina degli ortaggi. Quando andavamo a cercare funghi dalle parti del lago di Vico camminando tra gli alberi mi diceva: ‘Tu parlaci ‘chè la pianta te capisce’. Quindi, quando nel disco dico di ritrovare un centro, parlo anche di lui".

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