Mercoledì 24 Aprile 2024

L’altra faccia dell’Antimafia Se l’emergenza diventa sistema

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L’altra faccia dell’Antimafia. Alessandro Barbano, oggi condirettore del Corriere dello sport, riprende i temi della campagna garantista condotta ai tempi della direzione del Mattino, quando si discuteva (2017) "se equiparare i corrotti ai mafiosi", estendendo il “Codice antimafia“ ai reati contro la pubblica amministrazione. Per Barbano "un’aberrazione". "Il Codice antimafia – scrive nelle pagine iniziali – mi pare il grimaldello per scardinare la porta già traballante dello Stato di diritto e mettere l’intera società sotto tutela giudiziaria". Barbano indica i pericoli delle norme d’emergenza pensate per combattere le mafie e prende di mira – fra gli altri aspetti – lo strumento della confisca dei beni, una misura di prevenzione che non va di pari passo con i procedimenti penali, per cui può capitare d’essere assolti ma d’essere comunque privati del proprio patrimonio.

Il pamphlet denuncia la deriva "illiberale e autoritaria" dell’Antimafia. "L’attacco alle garanzie liberali è in atto da tempo nel paese – scrive Barbano, allargando lo sguardo all’intero sistema politico-giudiziario – Viene da un’alleanza tra una parte della magistratura inquirente, rappresentata dalle procure antimafia, le forze politiche della sinistra e dei Cinquestelle in concorrenza fra loro, una parte della burocrazia prefettizia, settori dell’ordine pubblico guidati da un’ispirazione securitaria, liberi professionisti e associazioni di volontariato animati da interessi di lucro". La logica Antimafia, conclude, è un inganno inutile e dannoso: "Prima cessa e meglio è".

r.c.

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