Giovedì 25 Aprile 2024

Lacrime e applausi: l’inchino di Roma a Proietti

Ieri i funerali del mattatore e quel sonetto che lui dedicò a Sordi. "Che tu non sei solo un grande attore. Tu sei molto di più"

Migration

di Beatrice Bertuccioli

Ieri Roma era a lutto. Lutto cittadino per i funerali di Gigi Proietti. A lutto le strade, i palazzi, perfino il cielo era a lutto, così grigio e triste come a Roma non s’usa proprio. Ma in quel mare di malinconia è risaltato ancora di più “uno sbrilluccichio di lacrime e ricordi” (il riferimento al sonetto che Proietti dedicò a Sordi e che ieri Edoardo Leo ha citato: “Che tu non sei solo un grande attore. Tu sei molto di più. Sei Gigi Proietti“). Le lacrime e i ricordi degli amici, dei colleghi, di chi s’è formato accanto a lui. Un abbraccio straripante d’affetto di tutta la città che le misure anti Covid ha contenuto ma non cancellato. Solo pochi hanno avuto la possibilità di salutarlo di persona, prima al Globe Theatre e poi nella Chiesa degli Artisti di piazza del Popolo, mentre tutti gli altri, i tantissimi che avrebbero voluto essere lì, si sono dovuti accontentare della diretta di Raiuno, una maratona di tre ore e mezzo, dalle 10 alle 13.30, come forse nessun altro aveva avuto. Quando ci saremo lasciati il virus alle spalle, ha promesso la sindaca Raggi, ci sarà un tributo a Proietti.

Ma il saluto al grande attore è stato comunque caldo e commovente, in una città semivuota, che si è fermata al passaggio del corteo funebre, partito dal Campidoglio, passato quindi in via del Corso, via Veneto, fino a raggiungere villa Borghese e il Globe Theatre. Il suo teatro, quel suo sogno che sembrava un po’ assurdo di creare un teatro elisabettiano nel cuore di Roma e diventato una magnifica realtà, per far conoscere Shakespeare ai giovani. Il suo teatro, che ora gli verrà dedicato.

E qui, sul palcoscenico del Globe è stata sistemata la bara, coperta da un cuscino di rose rosse delle sue ‘ragazze’, la compagna di una vita, Sagitta, le figlie Susanna e Carlotta. Si è aperto il sipario, è stato come un suo ingresso in scena, accolto da un interminabile applauso. "Siamo stati privati del tuo sorriso, della tua cultura, della tua bellezza e non potremo mai consolarci con un’altra persona che possa somigliarti anche lontanamente", il ricordo commosso di Marisa Laurito. Un ‘maestro’ sempre disponibile e generoso, ma che non voleva essere chiamato così ma semplicemente Gigi, o alla romana, Giggi. "Difficile salutare te, che mi hai aperto le porte dei sogni. E ora non ci sei e non ci sarai…" il saluto straziante di Enrico Brignano, fra le lacrime. Come tutti.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro