Mercoledì 24 Aprile 2024

La lezione di Cederna

“Un giro d’orizzonte“: gli interventi del giornalista e difensore del paesaggio, pioniere dell’ambientalismo.

La lezione di Cederna

La lezione di Cederna

Nel centenario della nascita, Critica liberale rilancia la figura di Antonio Cederna (nella foto), con un libro che raccoglie studi, proposte di legge e articoli pubblicati tra il 1949 e il 1993, per fare in modo che i suoi scritti siano ricordati, riletti, utilizzati per riflettere e progettare un futuro migliore. Con lo stesso spirito che animava l’uomo che fu archeologo e ambientalista, anzi “paesaggista“, che era quello di "risvegliare nelle menti e nei cuori degli italiani un senso di responsabilità verso la natura, l’ecosistema, la bellezza e la conservazione dei beni comuni".

Un’eredità che hanno provato a raccogliere, in occasione di una giornata di riflessione sulla sua opera e sugli scritti raccolti nel libro Un giro d’orizzonte (Biblion Edizioni, 442 pagine). Curato da Andrea Costa, a lungo esponente di Italia Nostra, e da Sauro Turroni, architetto e urbanista, già parlamentare dei Verdi, il libro raccoglie le denunce di Cederna su alcuni dei maggiori scempi perpetrati a danno del patrimonio urbanistico e ambientale dal dopoguerra: dallo sventramento dei centri storici alla lottizzazione di parchi e litorali, dalla speculazione edilizia alla distruzione o manomissione dei beni culturali. Come l’articolo scritto per il Corriere della Sera nel 1971, Il napalm sulle vestigia dell’Urbe, o il lungimirante avvertimento che lanciava due anni dopo dalle colonne dello stesso giornale: Perché l’Italia frana quando piove.

È un "saccheggio" di territorio e ambiente, quello che racconta, raggiunto anche grazie alla "complice ignoranza" di politici e amministratori. I curatori definiscono Cederna un "conservazionista", per la sua indole a mettere insieme l’approccio scientifico a quello culturale con l’unico intento di difendere il "paesaggio", così come lo intendeva Benedetto Croce quando, per tutelare insieme le "maggiori bellezze d’Italia, quelle naturali e quelle artistiche", diede il nome alla prima legge che se ne occupò.

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