Mercoledì 24 Aprile 2024

La civiltà del perdono oltre la miseria del fondamentalismo

Giovanni

Morandi

Quel che è insopportabile dell’intolleranza e dunque del terrorismo è nel suo ristretto orizzonte mentale l’assenza dell’idea del perdono. Loro sanno solo condannare perché condannare è facile, invece ragionare, capire e perdonare sono espressioni del pensiero evoluto e dunque cose per menti fini non per rozzi carnefici, come i fanatici islamici che stanno continuando a tormentare Parigi. La distanza tra il saper solo condannare e il saper perdonare fa la differenza tra gli uomini e dunque tra le civiltà ed è irragionevole che la dignità sia parimenti dovuta.

Loro sono solo una sorta di vendicatori, nel loro immaginario di angeli della morte. Che cosa possono avere in comune con chi ritiene al contrario un approdo solo il perdono nel ricordo della preghiera di Cristo che invoca il Padre a perdonare coloro che sbagliano perché non sanno quello che fanno. Il fanatico non è capace di perdonare e anzi presume di considerare colpa quel che colpa non è come un’innocua pungente immagine satirica. Chi la vede come una colpa sacrilega è solo un egocentrico che ha la presunzione di poter giudicare, pretesa che nel cristianesimo fu frantumata dall’esortazione di Cristo quando gli scribi e i farisei condussero al suo cospetto la donna colta in flagranza di adulterio per lapidarla, e quell’intenzione fu fermata dall’invito rivolto a chi fosse stato senza peccato a scagliare la prima pietra.

Non si tratta di svilire la funzione della punizione, ma di considerarla con prudenza perché già nell’etimologia di castigo c’è quella derivazione dal latino castus, ovvero puro, che è idea così difficile da realizzare dall’essere spesso solo millantata.

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