Mercoledì 24 Aprile 2024

L’ELEGANZA DURA NEL TEMPO

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Per una fashion community più responsabile, per un’industria della moda più sostenibile, per una produzione che lotti contro gli sprechi e limiti gli spostamenti nel pianeta. Queste alcune delle priorità che Dries Van Noten, eccelso stilista belga, ha inserito in una lettera stilata durante una video-conferenza con altri colleghi come Tory Burch e Pierre Hardy e grandi clienti come Berdgorf Goodman, Rinascente, Sugar di Beppe Angiolini e Tiziana Fausti. La lettera-appello trova oggi più che mai consensi. Insomma il sistema va cambiato, deve rallentare, deve puntare a esaltare una eleganza senza tempo.

"Parlerei soprattutto di capi di qualità che necessariamente sono fatti per durare nel tempo – dice Ermanno Scervino dal suo studio nella campagna fiorentina – e già questo porta a comprare di meno. L’artigianato di qualità che è da sempre la cifra della mia couture può essere la prima cura in questa fase di ripresa dopo l’isolamento che abbiamo vissuto. Non è stato bello stare troppo lontano dal pubblico – continua lo stilista – e sarà fondamentale sviluppare una collezione intermedia, per dare iniezioni di freschezza. A metà stagione dovremo sviluppare prodotti nuovi, il sogno della moda non si può fermare. Le presentazioni di settembre saranno forse solo on line, io ambienterei la mia collezione anche nel mio giardino. Certo lo shopping non si può fermare, ma deve avere altri ritmi. I giovani saranno i protagonisti della nuova vita del fashion dopo l’epidemia".

L’incitamento a rallentare i ritmi forsennati del sistema del fashion pre-Covid è arrivato circa un mese fa da Giorgio Armani, trovando tanti consensi. "Il Covid ha creato nuova coscienza, ha ragione Giorgio Armani nel proporre un’eleganza senza tempo e una moda più riflessiva – spiega Giacomo Santucci, manager di fama eletto di recente alla carica di presidente della Camera nazionale dei buyer – perché quel mondo ante-epidemia non era la normalità, il mercato era drogato. L’ossessione del nuovo e la grande finanza, che ha sostituito le famiglie nel mondo del fashion, hanno fatto il resto. Finora non si è fatto sistema, hanno trionfato l’interesse del singolo – continua – e la legge del più forte: ora si deve ridiscutere tutta la catena di valori della moda, e il digitale è stata un’enorme sfida alla quale i buyer hanno dimostrato di essere già educati. Io curerò molto i rapporti con le istituzioni e lavorerò sul capitale sociale".

Ripartenza lenta ma decisa? È l’impegno di Piero Cividini e della moglie Miriam che lavorano con lo studio stilistico a Bergamo e con la produzione nel Veneto. "Per noi in questa nuova fase non cambia molto – dice Piero Cividini, maestro del cachemere dall’anima green – abbiamo sempre fatto prodotti slow, che durano nel tempo. Ora siamo sempre più nelle mani dei consumatori del mondo e dei loro desideri. La Germania ha già riaperto e si vede un po’ di fermento, il Giappone invece è chiuso e per noi è il primo mercato. Dobbiamo ritrovare fascino, desiderio e sorpresa nella moda, deve cambiare la cultura del consumatore, per uno stile da amare".

Dalla sua oasi umanistica di Solomeo, alle porte di Perugia, Brunello Cucinelli, nonostante tutto, si confessa “speranzoso”. Insieme con i suoi lavoratori lavorerà sempre, anche ad agosto. Ed è orgoglioso del progetto stilato con l’università di Perugia per uno studio sulla salute dei lavoratori che ha reso possibili oltre mille tamponi. "Uno studio finanziato dalla Fondazione Cucinelli per aiutare il territorio", dice l’imprenditore-stilista che parla di “riequilibrare la moda”, di ricalibrarne i tempi evitando di esporre i cappotti in vetrina a giugno. "Dobbiamo tornare a tempi normali, come una volta – dice Brunello – evitando gli sprechi, le rimanenze, gli azzardi. I nostri figli ci insegnano oggi l’arte del non buttare e del non sprecare, facciamone tesoro". E poi Cucinelli aggiunge: "Quando compriamo un capo dobbiamo domandarci chi l’ha fatto, dove e come, e se per produrlo sono stati causati altri danni al creato".

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