Mercoledì 24 Aprile 2024

Irina, la fotografa che rubò l’infanzia alla figlia

Quando è la madre a sessualizzare la propria bambina: la scomparsa della Ionesco, che ritrasse in pose sexy la sua Eva dai 4 ai 12 anni

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di Giovanni Serafini

In primo piano c’è lei, Eva, bambina seminuda violentata dall’obiettivo della madre, "baby porn" inconsapevole fotografata tutte le settimane, in tutte le pose, dai 4 ai 12 anni. Sullo sfondo c’è la madre, Irina Ionesco, icona intellettuale dell’erotismo anni Settanta, amica di Georges Bataille e André Breton. Migliaia di foto in bianco e nero vendute a riviste patinate di tutto il mondo: un "lessico familiare" pornografico che Irina ha dato in pasto a milioni di sconosciuti senza curarsi della devastazione sentimentale che stava provocando nella vita della figlia. È lo stesso scenario da cui usciranno più tardi altre figure di "bambine sexy", come l’americana Brooke Shields, come le modelle impuberi di David Hamilton, di Helmut Newton, di Sarah Moon. Un esempio di quanta forza, quanta capacità di suggestione e convinzione abbiano queste immagini "sessualizzate", potenti stereotipi adottati anche in tempi non così lontani dalla moda, dai concorsi Usa di baby Miss (diventati programmi tv), fino alle attuali influencer…

Adesso Irina Ionesco è morta, a 91 anni, all’ospedale Rothschild di Parigi. È stata proprio Eva, la sua unica figlia, 57 anni, a dare l’annuncio: "Vorrei si ricordasse che mia madre era anche una grande fotografa, che ha sempre lavorato in modo inventivo e artigianale, che ha fotografato soprattutto modelli femminili, donne che incrociava per strada. Spesso si trattava di donne che non si amavano, che vivevano male, ma che erano orgogliose di essere trasformate e trasfigurate da mia madre".

Un commento generoso, che fa calare per sempre il sipario sulle incomprensioni, le controversie ed i furori che hanno opposto per anni madre e figlia. "Mi ha fatto posare per foto al limite della pornografia, tre volte a settimana. Mi ricattava: diceva che se avessi rifiutato non l’avrei mai più rivista. Su quelle immagini non ho mai guadagnato un centesimo: era lei ad approfittare del ricavo. Ho sofferto moltissimo: per me essere fotografa significava essere chiusa in una scatola", ha commentato recentemente l’altra Eva Ionesco, oggi regista cinematografica e teatrale, autrice fra l’altro del film autobiografico My litttle Princess.

Nata a Parigi il 3 settembre 1930 da un padre violinista e da una madre trapezista emigrati dalla Romania, Irina venne abbandonata dai genitori quando aveva 4 anni. Spedita dalla nonna in Romania, imparò le arti del circo. Tornò a Parigi nel 1946 per sfuggire all’occupazione sovietica del paese. Fra i 15 e i 22 anni fece il giro dei cabaret in Europa e in Medioriente esibendosi come contorsionista e incantatrice di serpenti. Vittima di un grave incidente nel corso di un numero di danza a Damasco, cominciò a disegnare. Poi divenne la compagna di un pittore olandese d’avanguardia, Guillaume Corneille, fondatore del movimento Cobra, al quale restò sempre legata. Si mise anche lei a dipingere: il suo soggetto preferito erano le stanze vuote.

Nel Natale del 1964 Corneille le regalò una Nikon: da allora si mise a fotografare tutte le donne "interessanti" che incontrava, ma soprattutto Eva, la sua bambina. I suoi ritratti fecero scalpore e ispirarono grandi fotografi, tra cui Joel Peter Witkin. Ma furono soprattutto le immagini sexy della piccola Eva a darle la celebrità: un numero di Playboy con una delle prime foto della bambolabambina è stato venduto pochi giorni fa per mille dollari su Ebay.

Nel 2004 Irina ha pubblicato un romanzo autobiografico, L’occhio della bambola, con dettagli molto privati sulla sua vita familiare. Nel 2012, denunciata dalla figlia, venne condannata per "oltraggio alla vita privata": il giudice ordinò il sequestro delle "pubblicazioni intime" più recenti, accusate di "aver rappresentato una bambina sessualizzata in modo malsano e descritta con finalità degradanti". L’annuncio del decesso non ha provocato particolare commozione presso l’opinione pubblica, semmai un silenzio imbarazzato. Dopo il tornado "mee-too" e lo scandalo Matzneff che ha scosso il mondo intellettuale mettendo al bando la pedofilia nel mondo artistico, l’immagine di Irina era ormai scolorita, se non definitivamente compromessa.

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