Giovedì 25 Aprile 2024

Come il clima ha influito sulla Prima Guerra Mondiale e sull’Influenza Spagnola

Più vittime in trincea e un virus più contagioso e letale: la colpa potrebbe essere dell’anomalo clima dell’epoca, che potrebbe fare luce anche sul coronavirus

Foto: igs942 / iStock

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Questo disastroso 2020 non è nulla in confronto al 1918, l’ultimo anno della Prima Guerra Mondiale e il primo dell’Influenza Spagnola, la pandemia che uccise circa 50milioni di persone in tutto il mondo. E in quel periodo così nero, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista GeoHealth, ci fu una stagione meteorologica particolarmente fredda e distruttiva. Il clima rigido dell’epoca, infatti, avrebbe non solo aggravato il numero di vittime in trincea, ma contribuito a diffondere con più rapidità il virus della Spagnola.

L’anomalia climatica tra il 1914 e il 1919

Gli esperti hanno prelevato una forma di ghiaccio sulle Alpi italo-svizzere, e attraverso analisi approfondite sono riusciti a risalire ai modelli climatici di tutta Europa tra il 1914 e il 1919. Dai risultati è emersa una inquietante correlazione tra il clima del tempo e la Prima Guerra Mondiale e l’Influenza Spagnola. Gli scienziati hanno spiegato che, in quel periodo, si verificò una stagione meteorologica insolitamente umida e fredda: una situazione che causò tantissime morti in trincea durante gli scontri. Chiaramente le condizioni disumane in guerra (piogge torrenziali e fango) erano già state documentate, a differenza però del ruolo del gelo e dell’umidità. Il dottor Alexander More dell'Università di Harvard, uno degli autori dello studio, ha parlato di un cambiamento repentino della circolazione atmosferica (lo spostamento delle masse d’aria) che in Europa, per circa sei anni, portò un clima molto più freddo e piovoso rispetto alla media. E questa situazione, oltre a uccidere numerosi soldati, avrebbe contribuito a diffondere più rapidamente il virus della Spagnola.

Come il clima ha reso più aggressiva la Spagnola

Gli esperti hanno spiegato che parte di questa stagione meteorologica coincise con la diffusione della prima ondata di Influenza Spagnola. Le anomalie climatiche del tempo, infatti, potrebbero aver creato le condizioni “perfette” per permettere al virus H1N1 (quello della pandemia del 1918-1920) di proliferare. Il motivo non riguarda solo il fatto che i virus, solitamente, circolano con più facilità quando fa freddo. I ricercatori sostengono che, per via del maltempo, le anatre rimasero in Europa occidentale anziché migrare in Russia come di consueto: questo le avrebbe tenute molto più a contatto con la popolazione (sia civile sia militare), peggiorando le condizioni igieniche già precarie dell’epoca. Gli escrementi delle anatre mischiati all’acqua piovana, infatti, avrebbero accelerato la diffusione di un ceppo più aggressivo di influenza H1N1, che in Europa causò 2,6 milioni di vittime. Al momento si tratta di una ipotesi, ma i ricercatori sono intenzionati a scavare a fondo, per raccogliere informazioni molto utili da sfruttare in questi mesi in cui il Coronavirus continua a preoccupare.

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