Venerdì 26 Aprile 2024

Il tenore José Carreras "Troppo vecchio? Il talento non ha età"

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di Letizia Cini

Sgrana leggermente gli occhi, José Carreras. Questa domanda, il tenore spagnolo – che compirà 76 anni il 5 dicembre prossimo – non se l’aspettava. In un’epoca di rottamatori, che vede la giovinezza come valore assoluto, si è mai sentito vittima di ageismo, maestro? "L’età? Ma cosa significa... Il talento è senza tempo", sorride lui, protagonista dell’evento clou dell’ottava edizione del Magnetic Opera Festival 2022, che a luglio scorso ha fatto registrare il tutto esaurito nella storica cornice dell’area archeologica della Linguella, a Portoferraio (Isola d’Elba).

Accanto a lui, il soprano croato-sloveno Martina Zadro e, alla guida dell’Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane, David Giménez: nipote di José Carreras ha diretto molti dei suoi concerti, incluso quello all’aperto del 1998 a Barcellona, a cui hanno partecipato 50mila persone in occasione del decimo anniversario della Fondazione Leucemia Internazionale voluta da José Carreras, che contro quella malattia ha lottato in prima persona.

"Mi sentii male durante le riprese de La Bohéme di Comencini – le sue parole –. Leucemia, i medici dissero che avevo una probabilità su 10 di cavarmela. Mi aggrappai a quell’unica con tutte le forze. Mi hanno guarito i medici, l’affetto dei miei cari, di tante persone sconosciute. E la musica. Non mi ha mai lasciato". Con Placido Domingo e Luciano Pavarotti, Carreras ha dato vita ai ’Tre tenori’, formazione nata in occasione del concerto alle antiche Terme di Caracalla a Roma, tenutosi alla vigilia della finale della Coppa del Mondo Italia ’90, il 7 luglio 1990, con Zubin Mehta.

A distanza di 25 anni da quello spettacolo memorabile, è tornato sul palco romano il 19 luglio del 2015, ospite d’onore di Caracalla for Unicef, concerto di beneficenza inserito nel cartellone estivo del Teatro dell’Opera di Roma. Per la prima volta sull’isola toscana, Carreras si è detto emozionato e felice di questa tappa in Italia, prima di partire alla volta della Spagna, atteso al Festival Castell de Peralada il 3 agosto, mentre l’11 novembre il grande tenore – che continua a esibirsi in tutto il mondo – canterà a Singapore e il 24 e 26 novembre in Kuwait.

Maestro, non si ferma mai?

"È la musica che chiama. Inoltre i tenori sono rara avis, di questi tempi".

Non ha ancora individuato un degno erede?

"No, ancora: questo mestiere richiede una serie di elementi: talento, disciplina, vocazione, credere in quello che stai facendo. Ci sono giovani bravi e preparati, ma non ho incontrato il vero fenomeno".

Qual è il suo segreto per coltivare la sua voce in tutti questi anni e con un repertorio così ampio?

"Sono due le cose: una è la fortuna. Poi la determinazione che ti porta a fare sacrifici quando è necessario".

A quale direttore è più affezionato?

"Herbert von Karajan, un genio della direzione orchestrale. E molti qui in Italia, Abbado, Muti".

Un ricordo di Montserrat Caballé?

"Solo una cosa, nessuno ha mai cantato come lei, ci sono state altre professioniste dalla grande personalità, come Maria Callas, ma la perfezione del canto di Montserrat Caballé è assolutamente inarrivabile".

Un sogno ancora da realizzare?

"È bene continuare, anche a 75 anni, ad andare dietro a un sogno. Andare sul palcoscenico ed avere la possibilità di trasmettere con la voce le emozioni e i sentimenti che uno ha, questo è già un sogno che si realizza".

Che musica le piace ascoltare?

"Ho sempre avuto l’impressione che ci sia una musica per ogni momento: non ascolto solo lirica, sinfonica o classica, ascolto ogni tipo di musica che abbia una certa qualità. C’è solo un cantante che ascolto ogni giorno: Giuseppe Di Stefano, perché le emozioni che trasmette quando canta sono quelle che io, modestamente, vorrei dare a chi mi ascolta".

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