Giovedì 25 Aprile 2024

Il reo confesso della strage di Peteano Indagine su Vinciguerra, macchinoso e ossessivo

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Di tutti i cosiddetti Misteri d’Italia, questo (almeno all’apparenza) è il meno misterioso. C’è infatti un reo confesso. Il 31 maggio del 1972, esattamente cinquant’anni fa, arriva una telefonata anonima ai carabinieri di Gorizia. Viene segnalata a Peteano, a meno di dieci chilometri dal capoluogo, la presenza sospetta di una Cinquecento. Arrivano sul posto quattro carabinieri e l’auto esplode: ne muoiono tre. È la strage di Peteano, per cui dal 1984 c’è appunto un reo confesso che si chiama Vincenzo Vinciguerra, militante di estrema destra, passato per Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. Paolo Morando (foto) in questo libro L’ergastolano tenta, verbali e atti processuali alla mano, di ricostruire quello che ancora non è stato ricostruito, provando a mettere in rilievo tutti i punti oscuri. Ci sono anche le parole di Vinciguerra che dal carcere in questi anni ha scritto e parlato.

E il pregio di questo lavoro è anche andare a ritrovare un piccolo gioiello televisivo. La puntata de La notte della Repubblica di Sergio Zavoli - programma che meriterebbe di essere riproposto in tv proprio per la profondità con cui è andato ad analizzare gli anni di Piombo - in cui Vinciguerra viene intervistato. E l’ultima domanda di Zavoli di quell’intervista di sei minuti merita di essere trascritta anche trent’anni dopo: "Vinciguerra, se le dicessi che alcune sue risposte contengono elementi di macchinosità e ossessione?".

Matteo Massi

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