Venerdì 26 Aprile 2024

"Il Pulp non è corretto? Ma chi se ne Fiction"

Quentin Tarantino alla Festa di Roma: "Fare un film del genere ora sarebbe più difficile, non impossibile. E se non piace? Pazienza"

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di Beatrice

Bertuccioli

È un amore grande e reciproco quello tra Quentin Tarantino e l’Italia. Geniale regista, due volte premio Oscar per la sceneggiatura di Pulp Fiction (anche vincitore della Palma d’Oro a Cannes) e per quella di Django Unchained, Tarantino, 58 anni, è anche una persona simpatica, disponibile, sempre pronto a esplodere in una sonora risata. La Festa del Cinema di Roma ieri gli ha reso un caloroso omaggio, consegnandogli, dalle mani da un regista da lui amato, Dario Argento, un Premio alla Carriera. E anche il manifesto di questa sedicesima edizione della Festa, manifesto su cui campeggia il bellissimo volto di Uma Thurman in Kill Bill, è un omaggio al cinema del grande Quentin.

Tarantino, felice di questo riconoscimento?

"C’è stato un momento della mia vita in cui guardavo qualsiasi film italiano. E ho dedicato gli anni migliori della mia carriera a realizzare la mia versione di questi film. Per queste ragione, ricevere questo Premio alla Festa del Cinema di Roma è fantastico".

Si è parlato di un possibile terzo capitolo di Kill Bill. Per ora, però, è uscito non un altro film, ma un romanzo, il suo primo, C’era una volta a Hollywood (uscito in Italia con La nave di Teseo).

"Sono cresciuto leggendo libri tratti da film, diffusissimi negli anni Settanta e Ottanta. Mi piacevano moltissimo e sono i romanzi che ho letto di più. Ne ho conservati molti e tre anni fa ho cominciato a rileggerne alcuni. Poi mi sono chiesto, perché non faccio la stessa cosa? Sarebbe fichissimo e un modo di proseguire il discorso sull’alto e il basso nell’arte. Cosa ci può essere di più basso nella letteratura di un romanzo tratto da un film? E poi avevo moltissimo materiale che avevo raccolto già sapendo che non l’avrei utilizzato nel film: annotazioni relative al carattere dei personaggi, alle relazioni tra loro. Comunque, è anche un romanzo su Hollywood. Quanto ai film, non so quale sarà il mio prossimo".

Con il politicamente corretto oggi dominante, potrebbe fare ancora film come quelli che ha fatto?

"Certo, ora sarebbe più difficile ma non impossibile. Bisogna volerlo veramente e non preoccuparsi se ci sarà gente a cui non piacerà. Quando ho fatto Pulp Fiction, i critici giudicavano il film in modo severo, per lo stile e i temi. Mi chiedevo, ho fatto un film divertente sui gangster, ma che problemi hanno? Non bisogna prendersela. Comunque quando un film fa discutere le persone, come faceva Pulp Fiction, vuol dire che interpreta lo spirito del tempo. E di fatti era anche apprezzato e ha lasciato il segno".

È consolatorio riscrivere la storia, come fa in Bastardi senza gloria e in C’era una volta a… Hollywood?

"Quando ho iniziato a scrivere Bastardi senza gloria non avevo intenzione di farlo finire in quel modo ma a un certo punto mi sono come messo da solo in trappola. Non sapevo più come uscirne e allora ho ucciso Hitler. Una volta, poi, mi è stato fatto notare che ho messo lo stesso finale a due miei film. Beh, se l’ho fatto, vuol dire che andava bene così, del resto è roba mia".

C’è qualche altro fatto storico che vorrebbe riscrivere?

"Vorrei cancellare Nascita di una nazione, il film del 1915 di Griffith, perché ha fatto rinascere nel XX secolo il Ku Klux Klan, responsabile della morte di tanti neri ed ebrei".

C’è chi pensa che con il diffondersi delle piattaforme, il cinema nelle sale sia al tramonto. Secondo lei è morto?

"Bisognerà vedere. Io ho una sala a New Beverly, e da quando ha riaperto, è piena tutte le sere. E da poco ne ho acquistata anche un’altra. Certo, sono stato fortunato perché C’era una volta a… Hollywood è uscito nel 2019, ed è stato come un uccello che riesce a volare via da una finestra pochi secondi prima che venga chiusa".

Nel febbraio 2020 è nato Leo, il figlio avuto con sua moglie Daniella Pick. Ora che è padre sono cambiate le sue priorità?

"C’è una ragione se sono diventato padre ora, quando sono verso la fine della mia carriera cinematografica e non quindici o nove anni fa. Tutte le priorità sono cambiate e anche in maniera significativa".

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