Mercoledì 24 Aprile 2024

Il Dune di Jodorowsky e quei kolossal mancati

Successi annunciati ma non realizzati: dal “Napoleon“ di Kubrick al “Leningrad“ di Leone fino al progetto di Fellini diventato graphic novel

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di Giovanni Bogani

La storia del cinema è anche una lunghissima storia di sogni visionari, di grandiosi fallimenti, di titaniche sfide perdute. Clamoroso è il caso di Dune. No, non quello nelle sale adesso. E neanche quello di David Lynch (1984): quello mai realizzato da Alejandro Jodorowsky, 92 anni, autore cileno, che nel ’74 aveva riunito un cast da urlo: Mick Jagger, Salvador Dalí, Orson Welles, Amanda Lear e David Carradine, con la colonna sonora affidata ai Pink Floyd. "Volevo fare un film che desse ai consumatori di LSD dell’epoca le stesse allucinazioni che dà quella droga", disse il regista. Aggiungendo: "In modo che non dovessero più assumerla". Ma chissà se lo pensava davvero. "Volevo che Dune fosse un dio artistico e cinematografico". Alla sceneggiatura – tratta dal libro di Frank Herbert – aveva collaborato Moebius, con uno storyboard dettagliatissimo. A Dalí avevano offerto centomila dollari per ogni minuto sullo schermo. Di tutto questo rimane solo un libro con lo storyboard visionario, nonché i bozzetti di ogni singolo costume.

Anche per il suo capolavoro mancato Stanley Kubrick aveva preparato una grandissima quantità di materiale: cartoncini minutamente riempiti di calligrafia fittissima, un pannello enorme dove venivano indicati tutti gli eventi della vita di Napoleone: la leggenda vuole che Kubrick avesse letto più di 500 libri su di lui. Inizialmente, per interpretare il suo Napoleon, Kubrick aveva pensato a Marlon Brando, poi al giovane Jack Nicholson, che aveva appena visto in Easy Rider – era il 1969. Per tutta la prima metà degli anni ’70 Kubrick fu ossessionato dal progetto: l’idea era quella di utilizzare sessantamila comparse reclutate negli eserciti jugoslavi e romeni. Nel 1970 uscì, però, un altro film, Waterloo, con Rod Steiger nei panni di Bonaparte. Non fu un successo, e il progetto di Kubrick fu accantonato. La sceneggiatura, ritenuta perduta, fu ritrovata per caso nelle macerie di un edificio abbandonato della Metro Goldwyn Mayer.

Alfred Hitchcock era stato già celebrato come maestro assoluto dai registi della Nouvelle vague quando pensò ad un film girato nello stile di quei "ragazzi" così liberi e rivoluzionari. Doveva chiamarsi Kaleidoscope, doveva essere girato con la cinepresa in spalla, immagini mosse, e attori non professionisti: tutto il contrario dello stile Hitchcock, tutto ordine e inquadrature disegnate con la squadra. La storia raccontava di un serial killer omosessuale, sorpreso dalla madre a masturbarsi: in pratica, la versione estrema di Psycho. Troppo estrema per la casa di produzione, la MGM, che bloccò tutto.

Non fu la casa di produzione, ma la morte, nell’89, a fermare Sergio Leone sulla strada di Leningrad, il film sull’assedio di Leningrado che il regista di C’era una volta in America preparava da anni. Leone era in procinto di partire per gli Usa per firmare con i produttori, quando scomparve. Il film è diventato poi anche il sogno di Giuseppe Tornatore, che dal 2004 ha provato a realizzarlo, rinunciando dopo 17 anni di tentativi.

Orson Welles era maestro nel cominciare progetti grandiosi e non portarli a termine. Uno dei suoi film incompiuti è la trasposizione del romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad. Il protagonista, Marlow, sarebbe stato interpretato da Welles stesso, e tutto il film sarebbe stato girato in soggettiva, cioè ogni inquadratura avrebbe mostrato ciò che lui vedeva, e Welles di conseguenza non sarebbe stato mai inquadrato.

Federico Fellini carezzò a lungo l’idea di un film, Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, che alla fine divenne un progetto mitologico. Era la storia di un clown violoncellista in tour verso il Nord Europa, costretto a fermarsi in una città europea a causa di un atterraggio d’emergenza del suo aereo. Avrebbe piano piano compreso di essere morto, e che il luogo del suo atterraggio era l’aldilà. Mastorna doveva essere Marcello Mastroianni, l’alter ego del regista in 8 e 12 e in molti altri film; poi Fellini pensò anche a Paolo Villaggio. Ma probabilmente anche per scaramanzia, non portò mai a termine il progetto. Resta, ad oggi, una graphic novel anch’essa incompiuta, illustrata da Milo Manara.

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