Giovedì 25 Aprile 2024

Hollywood è il loro impero: "Basta figli d’arte"

Dalle proteste sui social media alla copertina del “New York Magazine“: la parola dell’anno è “nepo babies“, il nepotismo superstar

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di Silvia Gigli

Nepotismo. Nulla di nuovo sotto il sole, ma in questi giorni a Hollywood e sui social media Usa – tutti all’improvviso immemori delle aristodinastie dei vari Barrymore o Douglas – non si parla d’altro, additando con sdegno le carriere dei “figli d’arte“. Li chiamano “nepo babies“, neologismo coniato in un tweet di Maude Apatow (la Lexi della serie tv di culto Euphoria) che è figlia del comico Judd Apatow e dell’attrice Leslie Mann. Ma ci ha pensato il numero di fine anno del New York Magazine a mettere giù il carico da novanta proclamando il 2022 "anno dei nepo babies", dedicando loro una copertina e un articolo dal titolo esplicito: "Ha gli occhi di sua madre. E il suo agente". Il nostro arcaico cinismo chiude ormai tutti e due gli occhi davanti al dilagante nepotismo di matrice italica ma in un Paese speranzosamente meritocratico come gli Stati Uniti, l’idea che qualcuno possa arrivare al successo attraverso scorciatoie familiari è difficile da digerire.

L’elenco dei privilegiati è lungo ed è declinato – con una punta di maschilismo – soprattutto al femminile. Tra i tanti, spiccano gli attori di film e serie tv di grande successo come Zoë Kravitz (figlia di Lenny figlia e Lisa Bonet), Maya Hawke (star di Stranger Things, figlia di Uma Thurman e Ethan Hawke), Lily Collins (star di Emily in Paris, figlia di Phil), Dakota Johnson (figlia di Don e Melanie Griffith) fino alla modella Kaia Gerber (figlia di Cindy Crawford). Al centro del dibattito sui “nepo babies“ – i bambini del nepotismo – non c’è la loro mancanza di talento (alcuni, anzi, sono ritenuti anche più bravi dei genitori), ma il modo in cui il loro talento si è fatto notare: senza sforzo. Mentre tanti aspiranti attori, magari bravissimi, faticano anche a fare un provino.

E la polemica cresce, via social. Maude Apatow ha fatto sapere che l’etichetta di “nepo baby“ la "rende triste"; Zoë Kravitz che la "rende insicura". La più “matura“ Gwyneth Paltrow (figlia del regista Bruce) ha cercato di consolare la 26enne Hailey Bieber (figlia di Stephen Baldwin e nipote di Alec): "Le persone sono pronte a buttarti giù". Ma lamentarsi non cambia le cose. Anzi le peggiora: la modella e attrice Lily-Rose Depp – oggi 23 anni – ha ottenuto a soli 16 anni il suo primo contratto di moda con Chanel, dove lavorava sua madre Vanessa Paradis, e al cinema ha debuttato a soli 15, sul set accanto a papà Johnny Depp. Quando ha detto di aver fatto tutto da sé, TikTok è esploso al grido "Cara Lily-Rose, almeno non delirare" e su Instagram la top model Vittoria Ceretti l’ha bacchettata: "Ho tanti amici nepo babies che stimo, ma non sopporto che tu ti paragoni a me. Io non sono nata su un comodo cuscino sexy".

Di contro, l’industria dello spettacolo lo sa bene: un cognome famoso porta soldi già da solo. E allora via così: John David Washington (figlio di Denzel) nel 2020 è stato il protagonista del kolossal di Nolan Tenet; Cooper Hoffman, figlio di Seymour, è stato assoldato dal regista “guru“ del padre scomparso, P.T.Anderson, in Licorice Pizza (2021). Ang Lee ha scelto suo figlio Mason come protagonista del film che dirigerà su Bruce Lee. Molti sostengono che alcuni piccoli film di quest’anno come I Am Ruth e Sam & Kate siano stati fatti solo per accoppiare attori famosi con i loro figli meno famosi (Kate Winslet e Mia Threapleton nel primo; Dustin Hoffman e Jake Hoffman, Sissy Spacek e Schuyler Fisk nell’altro). Fino al caso Brooklyn Beckham: “Young Hollywood“ di Variety senza un perché. Un record, a pensarci.

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