Giovedì 25 Aprile 2024

Giorgio Gaber e le donne, inedito con ironia

Nel nuovo album prodotto da Ivano Fossati l'ultima canzone del Signor G, registrata nel 2002 e tenuta nel cassetto fino a oggi

Giorgio Gaber (Ansa)

Giorgio Gaber (Ansa)

Milano, 21 marzo 2018 - Come sono le donne secondo Gaber? «Ogni donna evoluta affronta le cose / con grande entusiasmo. / Sembra che guardi alla vita / credendo più che altro al suo pragmatismo. / Quando con tono civile / parlo di un mondo ideale / lei si addormenta all’istante / ne sente già tante che non ne può più». Sono così, le donne: «oppresse» nella storia, ma ora «dimesse»; magari non «ci faranno sparire», ma certo «da un po’ di tempo le vedove allegre son sempre di più». Per non parlare del rapporto di «coppia normale»: «Che anche nel gioco sessuale / sia sempre in agguato la competizione. / Forse per noi va un po’ male / in questo assetto sociale / forse per farci valere / dovremmo abitare parecchio più a sud». Eccole, tra graffi di verità e provocazioni ironiche, “Le donne di ora”, che – nel ritornello – «fanno paura». È l’ultimissima canzone del Signor G, scritta nella primavera 2002 e registrata a novembre, ma poi rimasta nel cassetto. Un’altra prova delle sua totale indipendenza e libertà di pensiero, a costo di andare contro tutto quello che oggi definiremmo “politically correct”. Gaber morì il primo gennaio del 2003, e adesso quella canzone inedita vede la luce nell’album dal titolo omonimo che aggiunge da venerdì prossimo un ulteriore capitolo alla discografia dell’autore di “Non arrossire” cucendo passato e presente con l’impronta di Ivano Fossati.

Proprio all’uomo del “Discanto”, infatti, il Signor G chiese nel 2002 di produrre il suo ultimo album “Io non mi sento italiano”, ma non fu possibile armonizzare i calendari, e il compito passò così sulle spalle di uno tra i suoi più fidati collaboratori, Beppe Quirici. Questo nuovo progetto, fortemente voluto dalla figlia di Giorgio Dalia Gaberscik, che compare bambina in copertina accanto al papà trentenne (nella foto), e da Paolo Dal Bon, Presidente della Fondazione Gaber consiste infatti nella rimasterizzazione di 14 brani dell’universo gaberiano (tra cui “Te lo leggo negli occhi” di Endrigo) più l’inedito.

«Alla facoltà di Lettere dell’Università di Genova abbiamo un laboratorio che tenta di esplorare le tecniche produttive dell’industria musicale e, dialogando con gli studenti, mi sono reso conto che hanno un’idea di Gaber altissima, ma non ne conoscono le canzoni» spiega Fossati, che il primo luglio interverrà pure al Teatro dell’Olivio di Camaiore nell’ambito del Festival Gaber. «Così ho proposto a Dal Bon di colmare il vuoto con un disco. I ventenni commettono spesso l’errore di rifiutare le canzoni con sonorità che non gli appartengono, questo mi ha spinto a prendere in mano quelle canzoni e restaurarle, renderle sonore, senza tradirle e senza toccare la voce meravigliosa del loro autore. Grazie alla tecnologia, ho agito come un restauratore su una tela un po’ annerita del Cinquecento per riportarla allo splendore originale. Il secondo obiettivo è stato quello di saldare il Gaber “prima maniera” con quello del teatro canzone. Sembra, infatti, che per molti esitano due Gaber, mentre io penso ad un solo, grandissimo, artista che già nel 1958 era lì con tutta la sua intelligenza e il suo talento». Operazione «spericolata» a sentire Fossati «perché ridurre 45 anni di carriera in 14 canzoni rischia di lasciare fuori tanto, troppo», anche se ammette di avere già in tasca la scaletta di un eventuale secondo capitolo. Per quanto riguarda il brano inedito, Fossati spiega: «Del provino ho tenuto solo la voce di Gaber, suonando poi tutti gli strumenti. Mi sono chiesto che suono avrebbe voluto lui oggi e m’è venuto in mente Van Morrison e il suono ruvido, generoso, potente, mai patinato della sua band. Spero piaccia».

Intanto, l’attesa per il ritorno del Teatro Lirico alla Città di Milano sembra arrivata ormai agli sgoccioli e la fine dei lavori di recupero si conta ormai in mesi, non più in anni. L’amministrazione avrebbe già fissato un termine per il completamento: giugno, settembre al massimo. Anche se la torre scenica di quello che il nipote Lorenzo Luporini definisce la «seconda casa» di suo nonno Giorgio è ancora un’orbita vuota assediata dalla calce e dai ponteggi, tutte le grandi opere sono in via di ultimazione e a breve dovrebbe iniziare l’allestimento di quello che di fatto è già il Teatro Giorgio Gaber. Uno spazio culturale visitabile e visitato da scuole e associazioni grazie all’iniziativa «cantiere-evento» che l’ha reso fruibile per laboratori didattici, sfilate di moda (Antonio Marras) o presentazioni come quel la di ieri, “Le donne di ora”. 

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