Mercoledì 24 Aprile 2024

Fake news: i bugiardi non riescono a riconoscerle

I "raccontaballe" seriali sono più soggetti a prendere per vere le informazioni inventate e le fake news che incontrano

I "raccontaballe" di professione probabilmente pensano di essere immuni alle storie inventate dagli altri, e invece sono i primi a cascarci quando si trovano di fronte un'informazione tanto clamorosa quanto falsa. La scoperta di questo ironico contrappasso viene da uno studio condotto dall'Università di Waterloo, in Canada, intitolato 'You can't bullshit a bullshitter (or can you?)'. Premessa: si perdonino i francesismi, ma questa è una di quelle circostanze in cui è inutile perdersi in perifrasi. Il termine inglese originale, bullshit, ha anzi un'accezione più marcatamente volgare, str******a o c******a. Gli studiosi lo definiscono come un'informazione confezionata per impressionare, persuadere oppure sviare le persone, e costruita spesso senza alcun riguardo per la verità (ma si tratta di un concetto con sfumature diverse rispetto alla menzogna).

Puoi raccontare balle a un raccontaballe?

Secondo i ricercatori, la risposta alla domanda è sì, puoi raccontare balle a un raccontaballe: le persone abituate a ingigantire e distorcere quello che dicono si dimostrano poi incapaci di identificare le panzane che incrociano, e nello specifico "hanno problemi a distinguere i fatti approfonditi o basati sulla scienza dalla finzione d'effetto ma priva di senso". Ad esempio, sono più propensi a prendere per buone le tanto famigerate fake news che intasano la comunicazione attuale.

Se qualcosa sembra vero, allora lo è

Gli oltre ottocento partecipanti allo studio, americani e canadesi, sono stati sottoposti a vari test per misurare la loro capacità di analisi e riflessione e la confidenza nelle proprie capacità, e per valutare in che misura nella loro vita rifilino sciocchezze agli altri. Quindi, messi davanti ad affermazioni-pseudo scientifiche e a titoli di fake news, dovevano dire quanto li trovassero profondi, attendibili o accurati. "Abbiamo scoperto che più spesso una persona indulge nel raccontare storie fasulle a scopo di persuasione", dice l'autore principale Shane Littrell, "più facilmente è soggetta ad abboccare a varie forme di informazioni ingannevoli, indipendentemente dalla sua capacità cognitiva e di pensiero riflessivo. Sembra che i raccontaballe persuasivi fraintendano la profondità superficiale per profondità autentica. Quindi, se qualcosa 'suona' profonda, veritiera o accurata, per loro significa che lo è". Da notare che i bullshitter del tipo evasivo – cioè quelli che dispensano risposte irrilevanti ed elusive per evitare situazioni che ritengono spiacevoli – sono invece più bravi a riconoscere frottole e invenzioni. Lo studio è stato pubblicato sul British Journal of Social Psychology

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