Venerdì 26 Aprile 2024

Era amico di Fellini, fu il primo paparazzo

Morto a 96 anni Carlo Riccardi, il fotografo de “La dolce vita“. Nei suoi tre milioni di scatti la storia sociale e culturale del dopoguerra

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di Giovanni Bogani

Chissà come ci si sente ad aver fatto tre milioni di foto, ad aver fotografato La dolce vita e i Beatles, Fellini e Mastroianni, Gassman e la Garbo. Chissà come ci si sente, ad aver passato tutta la vita fra uno scatto della Rolleiflex e una corsa in Topolino, sempre strangolato dalla fretta.

Clic, clic, clic. Entrare in un ristorante dove l’attore o l’attrice stanno cenando, farsi largo fra gli altri fotografi all’anteprima di un film, o a un premio letterario prestigioso. Vedere, in strada, una scena interessante. Vivere sempre con la speranza di cogliere un’espressione, un gesto, un attimo fuggente che altri non hanno visto, o non hanno saputo fermare. E poi via, di corsa, a stampare, a inviare la foto al giornale o alla rivista. A raccontare un altro frammento della storia di questo paese.

È scomparso lunedì sera a Roma, a 96 anni, Carlo Riccardi. Uno dei più grandi fotografi di attualità italiani. Fu amico, fra gli altri, di Federico Fellini: e forse fu proprio lui, Carlo Riccardi, a vedersi attaccare addosso, come un francobollo, quel soprannome divenuto leggendario: paparazzo. Il cognome del fotografo che il personaggio di Marcello Mastroianni si porta sempre con sé, nel film La dolce vita.

Riccardi è stato amico di Totò, è stato il primo a fotografare Greta Garbo in Italia, grazie alla soffiata di un amico barista, battendo sul tempo anche i fotografi arrivati appositamente dagli Stati Uniti. Ha fotografato Tyrone Power che festeggiava l’addio al celibato sulla terrazza dell’hotel Hassler; ha immortalato Gary Cooper e Jane Mansfield. È stato il fotografo del Premio Strega, con i suoi scatti a tutti i premiati, protagonisti della storia della letteratura italiana del Novecento: da Giorgio Bassani a Elsa Morante, da Mario Tobino a Natalia Ginzburg.

Carlo Riccardi era nato il 3 ottobre 1926 a Olevano Romano, un paese in provincia di Roma, famoso per essere la meta di numerosi pittori europei. È così che, durante l’infanzia, Carlo vede passare – e ospitare dalla sua famiglia – diversi artisti venuti un po’ da tutta Europa. Impara qualche parola di inglese: gli servirà presto, quando la guerra è appena finita. E lui, ragazzo nemmeno ventenne, si ritrova a Roma, in una città piena di soldati americani. La notte dorme in un dormitorio pubblico: di giorno, inizia a scattare foto ai soldati, quelle foto che loro manderanno a casa, alla fidanzata, alla moglie, magari con lo sfondo di piazza di Spagna, o piazza Navona. È lì, fra i militari americani che stazionano al Rest Center del Foro Italico, che conosce un altro ragazzo, di pochi anni più grande, molto bravo con le caricature: è Federico Fellini.

Riccardi e Fellini diventano amici: uno si perfeziona come fotografo, l’altro come regista. Insieme frequenteranno l’ambiente dei "cinematografari", che a Roma stavano diventando una tribù numerosa. Riccardi diventa amico di Ennio Flaiano, lo scrittore sceneggiatore. Gira sempre con la macchina fotografica fra le mani, ronza attorno ai divi. E nasce con lui il termine "paparazzo". Fu Amintore Fanfani, politico democristiano – e toscano doc – a dire "tu se’ come un pappatacio!", intendendo un moscone, di quelli che girano intorno e non riesci mai a scacciare. Fellini e Flaiano fecero fare al soprannome un altro po’ di strada: e "pappatacio" diventò "paparazzo". Per sempre.

Ma Riccardi non sarà soltanto fotografo di attori e registi. La sua lunga carriera lo ha portato a immortalare un’impressionante successione papale: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e papa Francesco sono passati davanti al suo obiettivo. Riccardi ha fotografato innumerevoli personalità della politica e tutti i presidenti della Repubblica italiana, da Enrico De Nicola – il primo, nel 1948 – a Sergio Mattarella. Ha fotografato i cantanti: da Adriano Celentano a Louis Armstrong. Ha realizzato volumi fotografici su Sophia Loren, Vittorio De Sica, Pasolini, sugli anni del dopoguerra e della ricostruzione.

Riccardi è stato anche un pittore: allievo di Saro Mirabella, che fu maestro di Guttuso, è stato amico di Giorgio De Chirico, di Corrado Cagli, dello stesso Guttuso. E dagli anni ’80, ha "fasciato" con le sue maxitele paesaggi e monumenti di tutta Italia. Installazioni mobili lunghe decine di metri. Nel 2016 ha esposto una maxitela di 130 metri in piazza del Popolo a Roma.

Nel suo archivio da oltre tre milioni di negativi, c’è la vita sociale, culturale e artistica d’Italia dal 1945 fino all’alba del nuovo millennio. Diceva: "Rispetta le persone, non importa se poveri o ricchi: tutti sono ricchi della loro storia e dei loro ricordi, e tutti possono insegnarti qualcosa".

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