Mercoledì 24 Aprile 2024

Da commissario a impresario dei ’freaks’ Tirabassi: "Sogno una serie a suon di jazz"

di Giovanni Bogani

È la televisione che lo ha consacrato. Nella fiction Distretto di polizia, Giorgio Tirabassi era l’ispettore capo Roberto Ardenzi: in sei stagioni, farà carriera, fino a diventare commissario. E soprattutto, fino a entrare di diritto nel cuore della gente, nella serie più lunga di sempre in Italia. Poi è stato il giudice Paolo Borsellino, in un memorabile film per la tv.

Recentemente, Giorgio Tirabassi ha preso parte all’esperimento – riuscito – di Liberi tutti, la prima serie televisiva pensata direttamente per la fruizione in rete: la troviamo su Raiplay. I registi e autori sono Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, gli stessi di Boris: nella serie si sente lo stesso mix di cinismo e ironia che contraddistingueva la serie cult

"Il merito è soprattutto del gruppo di lavoro, degli autori e degli attori meravigliosi con cui ho lavorato, Anita Caprioli, Caterina Guzzanti, Thomas Trabacchi", dice Tirabassi. Che pochi giorni fa è stato premiato all’Olbia Film Network, il festival che ha fatto incontrare in Sardegna molti protagonisti del cinema italiano, autori di corti, produttori e distributori, ultimo appuntamento cinematografico dell’estate.

L’inverno, per Tirabassi, coinciderà con l’uscita di un film molto atteso. Di che cosa si tratta?

"Si tratta di Freaks Out, il nuovo film di Gabriele Mainetti, il regista di Lo chiamavano Jeeg Robot. Sarà un film assolutamente rivoluzionario, ricchissimo dal punto di vista visivo. Durante la seconda guerra mondiale, un impresario mette insieme una serie di personaggi mostruosi, dei fenomeni di baraccone, dei ‘freaks’. Io sono quell’impresario".

Ci saranno molti effetti speciali: una cosa insolita per l’Italia.

"Esatto. C’è stato un lavoro immenso di Gabriele sugli effetti speciali: sarà un film totalmente nuovo per il panorama italiano, un po’ fumetto, un po’ fantascienza, un po’ film di supereroi, ma supereroi fragili. Uscirà a Natale. È una grande scommessa".

Ieri è scomparso Goran Paskaljevic, il regista dell’ultimo film che lei ha interpretato, Nonostante la nebbia.

"Goran era un maestro del cinema, uno spirito libero, un grande artista. È stato un onore immenso lavorare con lui, e prendere parte a questo film focalizzato su un tema delicatissimo: riguarda i bambini migranti di cui si perdono le tracce. Arrivano in Europa e scompaiono. Donatella Finocchiaro ed io siamo due genitori che hanno perduto un figlio, e che si imbattono in un bambino migrante, solo, orfano. Un film sui confini fra altruismo ed egoismo".

Per la televisione si sta girando la “famosa“ fiction su Totti, interpretato dal giovane Pietro Castellitto, suo compagno di lavoro in Freaks Out. Che cosa si aspetta?

"Pietro è molto bravo, riuscirà a trovare le risonanze giuste per raccontare un personaggio che tanti tifosi amano, e non solo gli irriducibili romanisti come me".

Una serie tv, un film in arrivo, il teatro. Le è rimasto un sogno?

"Una serie tv su Django Rheinardt, un chitarrista jazz meraviglioso, che ha suonato con Duke Ellington e Louis Armstrong. Da anni, a teatro, racconto la sua storia. Sono uno di quegli attori innamorati della musica alla follia: come Carlo Verdone, Neri Marcoré, Silvio Orlando, Max Tortora. Ma loro suonano meglio di me".

Il cinema, faticosamente, sta riprendendo. Sarà su un set prossimamente?

"Sì, sarò nel film di Davide Ferrario The Boys. I ragazzi del titolo sono quattro musicisti che avevano una band di rock progressivo di successo, e che dopo tanti anni hanno la possibilità di tornare alla ribalta. Una commedia anche molto amara, le cui riprese partiranno in ottobre".

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