Corsa all'Artico e fusione dei ghiacciai. Lo scienziato: ecco cosa rischiamo

La sfida tra Russia e Usa si è trasferita nel grande Nord. L'esperto Cnr: "Fanno gola petrolio e traffico marittimo. Ma il problema drammatico è il riscaldamento globale"

Roma, 27 dicembre 2022 - Corsa all’Artico: i ghiacciai si fondono e le grandi potenze - dalla Russia di Putin all’America di Biden, passando per la Cina di Xi Jinping - fanno la corsa per essere lì e accaparrarsi spazio marittimo o un pezzo di ‘terra’. Ricca di metalli e terre rare ma soprattutto di petrolio.

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Che cosa sta succedendo? Lo abbiamo chiesto a uno scienziato, Fabio Trincardi, direttore del dipartimento Terra e ambiente del Cnr.

Fusione dei ghiacci e corsa all'Artico: una sfida globale
Fusione dei ghiacci e corsa all'Artico: una sfida globale

La premessa: "C’è un grave malinteso, le grandi potenze vedono possibilità strategiche e di sfruttamento ora che l’Artico si apre. In realtà il motivo è terribile, dipende dal riscaldamento globale".

L'Artico si apre: intende riferirsi allo scioglimento dei ghiacci? 

"Sì, anche se è corretto dire che i ghiacci si fondono, perché è un passaggio dallo stato solido allo stato liquido. Si scioglie lo zucchero nel caffè ma non il ghiaccio".

Quali conseguenze?

"Il riscaldamento accelerato nell’Artico avrà conseguenze sull’intero pianeta. E sono conseguenze irreversibili. Quando l’umanità si accorgerà che dovrà fare qualcosa sarà veramente troppo tardi".

I punti salienti?

"Ne individuerei almeno 4: ghiaccio marino, fusione della Groenlandia e del permafrost, corrente a getto circumpolare".

Partiamo dal ghiaccio marino

"Copre tutto l’Oceano artico, che è profondo. Fino a 20 anni fa lo spessore raggiungeva i sei e anche 8 metri, localmente. La copertura di ghiaccio anche durante l’estate ha una funzione fondamentale. È legata alla capacità della Terra di riflettere calore nello spazio. Le superfici bianche riflettono e tengono fredda la Terra. Se noi perdiamo questa enorme distesa bianca e la sostituiamo con l’oscuro dell’oceano, cambia completamente il bilancio termico. Per questo a livello planetario siamo a 1,2 gradi di riscaldamento in più rispetto all’epoca industriale e nell’Artico abbiamo raggiunto ormai i 3 gradi in più".

Insomma la corsa all’Artico è lastricata di ostacoli

"È vero che la fusione del ghiaccio marino apre i passaggi a Nord-est e il passaggio a Nord Ovest. E quindi la possibilità di sfruttare i fondali in cerca di materie prime. Si calcola che un terzo del petrolio ancora da sfruttare sia lì. Se uno guarda in modo ristretto a questi vantaggi ci si butta a capofitto. Ma non si rende conto del vero problema che è il riscaldamento globale".

Al punto numero due ha messo la fusione della Groenlandia

"L’ultima grande calotta di ghiaccio delle tante che c’erano durante l’ultima glaciazione, appena 18.000 anni fa. Oggi si fondono 280 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno. Che quindi diventano 280 miliardi di tonnellate di acqua e contribuiscono a un innalzamento globale del livello del mare. Che è passato da 2 millimetri l’anno all’inizio del 1900 ai quasi 5 mm di quest’anno".

Dalla fusione del permafrost riemergono anche virus antichi

"Il permafrost sta fondendo dalla Siberia al Canada. I virus sono una delle conseguenze ma la cosa principale è che questo processo sta immettendo nell’atmosfera una quantità di metano circa tre volte il volume di combustibili fossili che l’uomo ha immesso dalla rivoluzione industriale ad oggi".

E per la corrente polare, invece, cosa cambia?

"Basta guardare alla tempesta polare negli Stati Uniti. Gli sciocchi pensano: ma allora il riscaldamento globale non c’è! Invece è proprio l’opposto. L’Artico e il resto del mondo sono separati nella circolazione atmosferica da una corrente a getto. Basta prendere un volo da San Francisco o Seattle, per verificarlo. Gli aerei fanno la rotta polare per intercettare questa corrente che consente di risparmiare carburante e di arrivare prima in Europa".

Ma cosa c’entra la strage per il freddo in America?

"Questa corrente separa bene l’Artico e il resto del mondo se è molto forte il contrasto tra area artica (molto fredda) e medie latitudini (più calde). Se invece la temperatura in Artico sale, la corrente a getto  rallenta e si creano grandi meandri. Uno porta aria gelida verso sud e l’altro aria calda fino al Polo Nord. Quindi il bilancio complessivo di questo processo è il riscaldamento, anche se localmente abbiamo un raffreddamento, anche molto intenso come in questi giorni nel Mid West".

In altre parole, l’Artico è lo specchio dei disastri che combiniamo

"Li amplifica. Quindi bisogna avere coscienza di questo prima di dire, guarda che bello andiamo a sfruttarlo. Chiaro che per i commerci tra l'Occidente e la Cina trasportare prodotti attraverso l’Artico piuttosto che dal Mar Rosso e l’Oceano indiano è un risparmio economico enorme".

Insomma uno scienziato guarda tutti questi movimenti con preoccupazione

"Con molta preoccupazione. Prima di tutto c’è l’incomprensione di che cosa sta succedendo e della sua gravità. E poi non si capisce la conseguenza anche solo del traffico marittimo. Ricordiamoci che le navi usano i carburanti simili alla benzina da auto degli anni 60".

"L'Artico deve restare un santuario"

Ma allora che cosa deve divnetare l'Artico? "Deve restare un santuario. Soprattutto non dovrebbe entrarci il traffico marittimo e commerciale. Quello cambierà completamente l’albedo. A quel punto, il poco ghiaccio che rimarrà avrà uno strato di fuliggine scuro. E quindi diventerà una superficie in grado di assorbire calore invece che di rifletterlo. Perché l’Artico è così fragile che già oggi risente di una parte della fuliggine derivante da tutti gli incendi che sono aumentati in questi anni alle medie latitudini".

Quali sono le ricchezze che fanno più gola?

"Il petrolio, prima di tutto, perché c’è circa un terzo degli idrocarburi ancora da sfruttare. Tanta roba, che può cambiare completamente l’economia, e abbassare i costi dell’energia per molti decenni. E quindi dare l’illusione che si possa andare avanti nel vecchio modo. Ma il sistema climatico è fatto a soglie, quando si superano dopo non ci si può pentire, non schiacci un interruttore per tornare indietro. Quindi dobbiamo interrompere l’immissione di gas serra il prima possibile. E dobbiamo farlo a marce forzate. Mentre già oggi è in atto un altro processo gravissimo a causa della fusione dei ghiacci: nell’Artico sta entrando acqua dell’Atlantico. E con questo entra tutta una biologia diversa che cambia anche la pesca".