Putin, non solo Kirill. Chi è padre Iakov, il vescovo dell'Artico

L'accelerata del presidente russo sui progetti per il Grande Nord e il ruolo strategico della chiesa ortodossa

Mosca, 11 gennaio 2023 - Putin e la chiesa ortodossa: non c’è solo il patriarca Kirill. Ma per capirlo dobbiamo salire sul tetto del mondo, nell’Artico. Il regno di padre Iakov, vescovo della diocesi più settentrionale della Russia, quella di Naryan-Mar.

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Il vescovo Iakov (sito diocesi Naryan-Mar)

Chi è padre Iakov

La figura ieratica, una lunga barba bianca, al collo una grande croce d’oro. Così il vescovo appare nelle foto ufficiali. Uomo centrale nel progetto imperialista del presidente russo, "il monaco venuto dal ghiaccio" - come lo chiama Marzio Mian nel suo 'Guerra bianca' -, è al centro della sacra missione nel Grande Nord. Quell’Artico russo che non è solo il bancomat di Putin per le riserve di idrocarburi e in generale per le materie prime ma diventa lo strumento per riaffermare la "missione della Santa Russia".

Putin solo in cattedrale a Natale

Come hanno osservato gli studiosi, la chiesa russa ortodossa con Putin è diventata religione di Stato proprio perché funzionale al progetto del nuovo imperialismo.  Anche a Natale è stata rilanciata dai canali ufficiali la foto del presidente da solo in cattedrale. E la frontiera del Grande Nord è perfetta per questo scopo.

La sacra missione nel Grande Nord

Basta scorrere il sito della diocesi di padre Iakov per avere conferma della sua missione. Le processioni in mezzo ai ghiacci per riaffermare la centralità della fede ortodossa, l’apostolato nei luoghi più remoti della terra, la consacrazione della rotta del mare del Nord, le foto con i militari.

Padre Iakov, vescovo della diocesi di Naryan-Mar

L'Artico e il patriarca Kirill

Il progetto nasce da lontano. E si possono riconoscere alcune date chiave. Il vescovo Iakov nel 2012, l’anno successivo alla nascita della diocesi di Naryan Mar e Mezen, consacrò il Polo Nord alla Russia calando in mare una capsula commemorativa sacra. La funzione si tenne accanto alla rompighiaccio nucleare Rossiya durante la spedizione polare. La capsula di metallo portava la benedizione di Kirill. Nel 2007 la Russia aveva piantato la sua bandiera sul fondo del mare sotto la calotta polare utilizzando un mini sottomarino telecomandato. 

"Dobbiamo contrastare le minacce della Nato"

Dieci anni dopo, nel 2017, Putin visitò la Terra di Francesco Giuseppe con il ministro della Difesa Shoigu e Medvedev. E lanciò il suo manifesto per l'Artico: "Da questa regione dipende il futuro della Russia, dobbiamo contrastare le minacce della Nato alle nostre porte. Siamo qui per proteggere i nostri confini e la nostra ricchezza".

La tragedia del Kursk

Ma l’avventura politica di Putin è iniziata nel 2000 con una delle tragedie che ha più segnato il suo mandato: quella del Kursk, il sottomarino nucleare che si inabissò nel mare di Barentz con oltre 100 marinai. Era il 12 agosto di ventitré anni fa, era un sabato mattina. Il Kursk, orgoglio della flotta del Nord, partecipava alle esercitazioni navali al confine con la Norvegia. Una tragedia che fece vacillare Putin.