Mercoledì 24 Aprile 2024

Minnie Minoprio: "Con Walter Chiari scherzi e schiaffi. Per la tv divenni bambolona sexy"

La showgirl degli anni Settanta si racconta: l’arrivo dall’Inghilterra, il teatro, il piccolo schermo. "Fred Bongusto cantava, io gli ronzavo attorno sospirando. Mi vergognavo, non è proprio il mio stile"

Minnie Minoprio, inglese di nascita e italiana di adozione, 79 anni

Minnie Minoprio, inglese di nascita e italiana di adozione, 79 anni

Minnie Minoprio, lei arrivò in Italia dall’Inghilterra giovanissima. Il suo primo provino fu con Walter Chiari e Lelio Luttazzi...

"Sono nata con il jazz e lo swing. A 17 anni, nel 1959, mi presentai all’audizione portando una canzone americana. Walter Chiari, che allora aveva un flirt con Ava Gardner, si divertì a dirmi qualche frase in inglese. Lelio Luttazzi suonò due canzoni".

Le promisero un contratto per una rivista ma, quando tornò a Roma, scoprì che si erano dimenticati di lei...

"Walter era un gran distratto, e nella confusione della produzione non mi avevano preparato nulla. Luttazzi comunque compose due brani per me ed ebbi la parte".

Walter Chiari, lo sappiamo, era un geniale improvvisatore che però una volta la fece imbestialire...

"Aveva cambiato il copione, mettendomi in difficoltà. Uscendo di scena gli sibilai ‘stronzo’, lui reagì con un ceffone. In teatro ci vuole una disciplina ferrea".

Lavorò al Sistina anche nel musical Ciao Rudy accanto a Marcello Mastroianni, che non ebbe grande successo. Come fu quell’esperienza?

"Marcello forse era stufo del cinema, voleva dimostrare di sapere anche cantare e ballare. Si impegnò molto per imparare il tip tap. Era un uomo affabile, un po’ ingenuo, non aveva la necessaria cattiveria".

Finalmente anche per lei arrivò la tv...

"Avevo già fatto qualcosa con la Rai, ma il mio sogno era lo show del sabato sera, con la regia di Antonello Falqui. Don Lurio mi vide ballare con Memo Remigi in Hello Dolly e mi presentò a Falqui. Ma c’era posto solo nella sigla finale, avrei dovuto interpretare la macchietta di una donnina vogliosa che girava intorno a Fred Bongusto mentre cantava ‘Quando mi dici così. Bongusto aveva accettato di malavoglia, avrebbe preferito cantare un brano suo, per esempio Frida. Ma con Falqui non si discuteva, così accettò di fare quella sigla".

Come nacque quel numero, pur breve, che però l’ha resa leggendaria?

"Don Lurio, che mi conosceva, cercò di trasformarmi in una bambolona sexy, un ruolo per cui non ero sia fisicamente sia psicologicamente adatta. Ero piatta e lui mi infilò dei calzini nel reggiseno. Mi vergognavo da matti, la donna sexy era quanto di più lontano ci fosse dalla mia natura".

Da dove venivano quei maliziosi sospiri che sussurrava mentre si avvolgeva intorno a Fred Bongusto?

"Gianni Serio aveva proposto la canzone a Louis Armstrong per la sua ospitata a Sanremo, ma il famoso musicista americano la scartò perché il testo in italiano era troppo difficile per lui. La canzone rimase nel cassetto per due anni. Quando fu proposta a Fred Bongusto, la parte della tromba venne sostituita appunto dai miei ‘miagolii’...".

Nel suo libro autobiografico Minnie sette spiriti racconta di essere stata vittima, durante le tournée e gli spettacoli, di innumerevoli palpeggiamenti, di avance moleste da parte di dirigenti televisivi...

"Una bella donna è sempre soggetta agli attacchi, in qualunque ambiente. La zuppa è sempre quella".

Lei rivela anche di essere stata vittima di un vero e proprio tentativo di stupro...

"Era un amico della famiglia Agnelli. Nonostante io fossi robusta e allenata, riuscì a sbattermi per terra. Allora reagii con la psicologia. Gli dissi: ’Avanti, fammi vedere cosa sai fare...’. Lui si smontò e la cosa non ebbe seguito".

Memo Remigi tentò una goffa avance durante una tournée...

"Venne di notte a bussare alla mia camera. ’Fammi entrare’, disse. Io naturalmente non gli aprii. E lui: ‘Voglio solo guardarti...’. Ma Memo è un simpatico birichino, la nostra è un’amicizia molto giocosa".

Lei ha lavorato con molte star dell’epoca, tra cui Lando Buzzanca...

"In quel periodo era molto amato, aveva avuto successo al cinema, ma forse non era abituato al teatro. Al Sistina era terrorizzato dal pubblico, e noi gli facevamo qualche scherzo. Prima di andare in scena gli dicevamo: ‘Stasera c’è un pubblico terribile’, o ‘Stasera ci sono solo otto persone...’. Oppure sostituivamo pezzi della scenografia, in modo da metterlo in difficoltà."

Ha lavorato anche con Alighiero Noschese, proprio nei suoi ultimi mesi di vita.

"Era un uomo pieno di paura, molto superstizioso, insicuro. Era alla fine della carriera, una sera si sbagliò e a Saragat diede la voce di Andreotti, e viceversa. Non stava già bene, infatti sei mesi dopo si suicidò. Molti artisti non riescono ad affrontare il viale del tramonto, non hanno più contatti col pubblico e vanno in tilt. Non capiscono che nella vita possono anche fare altro, basti pensare alle sculture di Giuliano Gemma o alle fotografie di Gina Lollobrigida".

Lei infatti si è data alla scrittura. È appena uscito il suo ultimo romanzo, La merlettaia.

"È una storia ambientata tra Venezia e Istanbul e racconta la tratta delle schiave bianche agli inizi del ‘900 nell’impero ottomano".

Lei ha vissuto l’epoca d’oro del boom italiano degli anni Sessanta. Come era la Dolce Vita?

"Le sere d’estate si andava in giro per Roma eleganti, le donne col vestito lungo. Andavamo a Porta Portese alle due di notte, perché il mercatino era aperto per 24 ore. Si ballava con le orchestre dal vivo, per esempio quella di Peppino Di Capri. In via Margutta Domenico Modugno cantava e suonava nei club d’elite. Allora Roma era molto più piccola, di notte si aggiravano questi gruppetti di persone con grandi possibilità finanziarie che si accompagnavano alle donne del mondo dello spettacolo. Era l’esercito dei giovanotti della Roma bene. Un tempo indimenticabile che ormai se n’è andato".

 

 

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