
Il docufilm di Marco Mazzieri sulla donna che educò e perse i sette figli. Benedetta Tobagi: "Tante come lei incoraggiarono e ispirarono i partigiani".
di Mariagiuseppina Bo
Genoeffa Cocconi: una donna resistente e un film che documenta la sua vita, nell’ottantesimo anniversario della scomparsa. La sua è un’esistenza spesa per i figli, il Paese, con coraggio, con un dolore insopportabile, fino al decesso, il 14 novembre 1944, nemmeno un anno dopo la fucilazione, il 28 dicembre del ’43, dei suoi sette figli – Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi – per mano fascista, al poligono di tiro di Reggio Emilia. Il docufilm diretto da Marco Mazzieri Genoeffa Cocconi: i miei figli, i fratelli Cervi, lanciato a Reggio Emilia, verrà presentato a Parma domani e da gennaio sarà nelle sale cinematografiche (e nelle scuole) in tutt’Italia.
Il film scorre con la levità di un bianco airone che si libra libero nel cielo, soffermandosi sui focus dolorosi e forti con grande coinvolgimento e scorre nel reggiano fra le campagne di Gattatico, casa (e oggi istituto) Cervi, chiesa di San Tommaso, terre e cimitero di Campegine, squarciando controcorrente il velo sul ruolo delle donne nella Resistenza, inserito nell’attualità. Genoeffa Cocconi, simbolo tragico, emblematico della Resistenza, è stata una donna attiva, cardine dell’educazione e della trasmissione dei valori e degli ideali ai propri figli, avviandoli al sapere, alla cultura. La sera, prima di andare a dormire, seduta nella stalla, leggeva a tutta la famiglia libri e romanzi, dalla Bibbia ai Promessi sposi.
È stata punto di riferimento per i figli, incoraggiandoli nelle loro ambizioni e aspirazioni. Nel film una giovane ricercatrice, l’attrice Maria Vittoria Dallasta (Chiara), studia la figura di Genoeffa Cocconi all’istituto Cervi e viene presa per mano dalla stessa Genoeffa, interpretata dall’attrice Lucia Vasini, che la accompagna nella sua vita. Due generazioni uniscono presente e passato nella potenza della Resistenza delle donne, con testimonianze emblematiche, fra cui quella di Fiorella Mannoia, presente nel film anche col suo brano Mariposa: "Non riesco nemmeno ad immaginare il dolore che si possa provare con l’uccisione di sette figli tutti insieme".
La regista Liliana Cavani commenta: "Si tratta di donne comuni, intelligenti, che hanno sentito di prendere parte a un conflitto in cui bisognava mettercisi, perché ci sono i conflitti e ci sono quelli che li abbattono". Albertina Soliani (presidente istituto Cervi) scolpisce un’epigrafe: "Ha cresciuto i figli con quella capacità di resistenza sul male e di visione straordinaria del futuro che, a mio parere, ha fatto di lei una delle fondamenta della Repubblica italiana. Genoeffa è nella storia italiana: lei, non solo i suoi sette figli".
Benedetta Tobagi, ricercatrice e scrittrice, vincitrice del Campiello 2023 col suo libro La Resistenza delle donne (Einaudi) osserva: "Delle madri non si parlava mai, spesso sono contadine, ispirano le giovani alla Resistenza col proprio coraggio, con la generosità, come se fosse la cosa più naturale del mondo, accolgono, sfamano, rivestono i disertori che diventano partigiani".
Teresa Vegalli (staffetta partigiana): "Le donne contadine erano importanti, lo facevano istintivamente, perché era utile per far finire la guerra". Vanna Iori (già senatrice): "Genoeffa è una donna straordinaria, cattolica, si faceva valere con dignità, intelligenza, lungimiranza, era rispettata dagli uomini. I suoi figli quando dovevano fare qualcosa chiedevano sempre il suo parere". Seguono Laura Artioli (storica), Maria Morotto (nipote di Genoeffa, figlia di Diomira, una delle due figlie di Genoeffa), Edies Reverberi (moglie del nipote di Genoeffa, Ennio Cervi). Per le pronipoti Anna Bigi e Rina Cervi il film è stato emozionante, di impatto, con la potenza di Genoeffa che emerge con chiarezza, e i momenti più drammatici che vengono resi con levità grazie all’utilizzo di disegni animati.
Per il regista Marco Mazzieri "Genoeffa Cocconi è stata una donna esemplare del secolo scorso e finalmente dopo tanto tempo sta ritrovando la giusta luce che ne racconta l’identità, la forza del suo pensare e agire, nella direzione della scelta per la libertà".