Venerdì 26 Aprile 2024

A un passo dall’Eurosogno "E poi suoneremo in strada"

Stasera la finale a Rotterdam. La band: "Come a Sanremo: non succede, ma se succede"

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di Andrea Spinelli

Parola d’ordine: profilo basso. Davanti al fremito scatenato nel popolo dell’Eurovision dalla loro partecipazione alla finalissima di questa sera, con i bookmakers scatenati che gli riconoscono un 25% di possibilità di vittoria davanti alla francese Barbara Pravi (21%) e alla maltese Destiny (12%), i Måneskin scelgono il rimanersene zitti e buoni.

Se gli scommettitori intercettano il sentimento popolare, il quartetto sa di essersi giocato molte delle sue chance ieri sera, nello show riservato alle giurie, molto più difficili da convincere del pubblico a casa. "Siamo volati qui a Rotterdam con la stessa logica con cui abbiamo affrontato Sanremo: non succede, ma se succede..." ammette Damiano col pensiero, magari, ai soli 26 punti che nella finalissima di due anni fa a Tel Aviv hanno fermato Mahmood ad un soffio dal tetto d’Europa. L’eroe di Soldi incassò 472 punti conto i 498 dell’olandese Duncan Laurence, che stasera non potrà godersi l’applauso della Ahoy Arena, perché in isolamento (positivo al Covid due giorni fa). In diretta su Raiuno in prima serata, il megashow è commentato quest’anno da Gabriele Corsi e Cristiano Malgioglio. Entrambi col cuore ai Måneskin, ma attenti a tutto quel che si muove in questa edizione 2021, a cominciare dall’esibizione della russa Maniža col suo brano contro l’omofobia. "Adoro per il significato quel pezzo - dice Malgioglio - e vorrei che il presidente Putin, fosse più attento al messaggio".

Intanto su voi Måneskin piovono apprezzamenti importanti, da quelli di Little Steven, “fratello di sangue” del Boss Springsteen, a quelli del quotidiano britannico Guardian.

Damiano: "Siamo onorati di rappresentare il nostro Paese e felici di essere sul palco. Dopo quasi due anni, avere la possibilità di suonare per un pubblico è emozionante, un bel messaggio di ripartenza per l’Europa".

Che impatto è stato quello dell’Eurovision?

Victoria: "Alcune cose rispecchiano i nostri gusti, altre meno, ma è interessante vedere che ogni paese porta la sua cultura e qualcosa di differente".

Il rock sta tornando fra i ragazzi?

Victoria: "È presto per dirlo, ogni paese fa storia a sé. In Italia i giovani ascoltano cose che vanno più di moda, mentre in Inghilterra fra i giovanissimi c’è più attenzione e certe rockband come gli Icon o gli Slaves che stanno in cima alle classifiche con un genere che da noi sarebbe considerato di nicchia".

Tutta questa attenzione dei giornali per la vostra vita privata, vi crea dei problemi?

Damiano: "È un’attenzione della quale io avrei fatto volentieri a meno. Capisco, però, che è una conseguenza inevitabile della fama. Sta a me non alimentare questa attenzione e... non lo farò".

Nella babele dell’Eurovision cosa vi ha colpito di più?

Ethan: "Ho un debole per la performance della Russia".

Damiano: "Francia, Malta, i belgi Hooverphonic".

Thomas: "Mi sono piaciuti gli ucraini Go_A perché la ragazza (Kateryna Pavlenko - ndr) canta immobile, impassibile, mentre il brano dance stimolerebbe balletti e quant’altro".

Victoria: "Io direi i finnici Blind Channel, pure loro molto rock".

Mai sentita la voglia di tornare a suonare in via del Corso a Roma, come agli inizi?

Victoria: "Ci torneremo. È il punto di partenza del nostro percorso. Ma siamo sempre lì, pure ora; Zitti e buoni, infatti, è uno dei primi brani che abbiamo scritto e ci collega direttamente a quei tempi".

Sinceramente, vi siete montati un po’ la testa?

Damiano: "Ma no, secondo me siamo troppo scemi per tirarcela. E poi una cosa è la vita normale e un’altra quella del palco; come scendiamo da lì torniamo ad essere Victoria, Ethan, Thomas e Damiano".

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