Mercoledì 24 Aprile 2024

Turchia, Erdogan: valutiamo intervento di terra in Siria e Iraq

Dopo i raid aerei contro obiettivi curdi sferrati in entrambi i Paesi. Decine di feriti e morti negli attacchi di ieri. Si intensificano i bombardamenti nel nord della Siria. Berlino: "Turchia rispetti il diritto internazionale"

Roma, 21 novembre 2022 - Un fronte sempre più caldo: la Turchia sta valutando la possibilità di condurre un'operazione di terra in Siria e nel Nord dell'Iraq, dopo i raid aerei contro obiettivi curdi sferrati in entrambi i Paesi, nell'ambito dell'operazione 'Spada ad artiglio'. Lo ha dichiarato il presidente Recep Tayyip Erdogan, secondo quanto riferisce la Cnn in turco. Per colpire quelli che definisce "terroristi", il leader di Ankara ha detto che sono in corso "consultazioni" a livello di ministero della Difesa e Stato maggiore, per decidere su un eventuale intervento di terra. Erdogan ha anche spiegato di non aver parlato né con il presidente Usa, Joe Biden, né con quello russo, Vladimir Putin, dei piani di Ankara. Washington e Mosca sanno che la Turchia può portare avanti operazioni militari di questo tipo contro le forze curde in qualsiasi momento, ha aggiunto il presidente turco criticando gli Stati Uniti per avere "purtroppo mandato migliaia di armi, equipaggiamento e munizioni in zone del terrore in Siria".

Il presidente turco Rece Tayyip Erdogan (Ansa)
Il presidente turco Rece Tayyip Erdogan (Ansa)

Decine di morti e feriti nei raid

Durante la prima giornata di operazioni militari sono stati distrutti 45 obiettivi nel Kurdistan iracheno, a circa 140 km a sud del confine turco e 44 nel nord della Siria, a 20 km dal confine con la Turchia, ha fatto sapere Erdogan aggiungendo che chi disturba il territorio turco pagherà un caro prezzo per queste azioni. Questa mattina tre civili sono morti e altri sei sono rimasti feriti a causa di cinque razzi sparati dalle forze curde in territorio siriano che hanno colpito Karkamis, villaggio turco provincia di Gaziantep, a ridosso del confine con la Siria. Nei raid aerei di ieri della Turchia - secondo il bilancio fornito dall'Osservatorio siriano dei diritti umani - sono rimaste uccise almeno 31 persone, mentre 40 sono rimaste ferite.

Secondo i media siriani concordanti e l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, oggi si intensificano gli attacchi anche nel nord e nel nord-est della Siria. I bombardamenti aerei e di mortaio sarebbero stati compiuti dalle forze turche e dalle milizie siriane cooptate da Ankara contro postazioni di combattenti arabi e curdi della coalizione a guida del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) in Siria, nelle regioni a nord di Aleppo, Raqqa e Hasake. In risposta, anche le forze curde hanno colpito una zona in territorio turco nei pressi del valico frontaliero di Bab Salama, vicino a una base militare turca. 

Berlino: "Reagire in modo proporzionato"

"Facciamo appello alla Turchia a reagire in modo proporzionato e rispettare il diritto internazionale". Lo ha detto oggi a Berlino un portavoce del ministero tedesco degli Esteri, Christofer Burger, come riporta Dpa. Il rispetto del diritto internazionale significa, in particolare, che i civili devono essere protetti in ogni momento, ha spiegato il portavoce, secondo cui "le notizie di possibili vittime civili di questi attacchi aerei sono estremamente preoccupanti". Con riferimento all'art. 51 della carta delle Nazioni Unite, Burger ha anche sottolineato che "il diritto di legittima difesa non include il diritto di ritorsione". 

Aumenta la repressione iraniana

Nel frattempo i curdi subiscono anche la forte repressione da parte di Teheran: le regioni da loro popolate nell'Iran occidentale sono i principali centri delle proteste dopo la morte di Mahsa Amini. Il gruppo Hengaw ha diffuso video della repressione a Piranshahr, Marivan e Javanroud, in cui si può vedere l'utilizzo di armi pesanti e si sentono colpi di arma da fuoco: 13 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, sette a Javanroud, quattro a Piranshahr e altre due in altre località. Negli ultimi giorni ci sono state manifestazioni anti-regime in diverse città, in gran parte innescate dai funerali di persone uccise dalle forze di sicurezza in precedenti proteste. Tra le sei persone uccise dal fuoco delle forze di sicurezza domenica c'è un sedicenne, Karwan Ghader Shokri. Un altro uomo è stato ucciso quando le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla mentre il corpo dell'adolescente veniva portato in una moschea. Hengaw ha affermato che dopo "intensi scontri" tra manifestanti e forze di sicurezza a Javanroud, c'era una carenza di sangue per i feriti ricoverati in ospedale.