Martedì 15 Luglio 2025
REDAZIONE ESTERI

Schengen, cos'è e come funziona il trattato che divide l'Europa

Tutto inizia nel 1985, in una cittadina lussemburghese

La cittadina lussemburghese di Schengen (Olycom)

Bruxelles, 25 gennaio 2016  - Un accordo che risale a più di 30 anni fa, che ha sempre retto all'impatto di crisi economiche e politiche, nonostante abbia vacillato in più occasioni. Il trattato di Schengen è diventato il simbolo dell'Europa unita, senza frontiere. Ecco alcune pillole de codice che prende nome da una cittadina lussemburghese e che, in questi giorni, sta facendo tremare l'Europa intera. 

 LE ORIGINI. Schengen è una cittadina lussemburghese sulle rive della Mosella, all'incrocio simbolico dei confini tra Francia, Germania e Benelux. Qui, nel 1985, venne firmato l'accordo omonimo da parte del primo nucleo di paesi pionieri per l'abolizione dei controlli alla frontiera che rallentavano mobilità e commercio tra paesi confinanti e interdipendenti. Inizialmente erano 5: Lussemburgo, Belgio, Olanda, Francia e l'allora Germania Ovest.

L'EVOLUZIONE. Schengen nasce come accordo intergovernativo, fuori dal quadro Ue, in quanto nel 1985 non è possibile trovare un consenso tra i 10 stati membri dell'allora Comunità Europea. L'Italia vi aderisce nel 1990, poi Spagna e Portogallo (1991), Grecia (1992), Austria (1995), Danimarca, Finlandia e Svezia (1996). I paesi europei decidono allora di farlo rientrare nel quadro legale comunitario, integrandolo a pieno diritto con il Trattato di Amsterdam (1997).

OGGI. Lo spazio Schengen è composto da 26 paesi europei, di cui 22 membri dell'Ue. Dei 28, ne fanno parte 22 ad eccezione di Gran Bretagna e Irlanda (opt-out), Cipro (l'isola è divisa in due dall'invasione della Turchia), Croazia (ingresso previsto 2015-2016), Bulgaria e Romania (via libera della Commissione ma veto di Germania, Olanda e Finlandia). Vi rientrano poi Norvegia, Islanda, Liechtenstein e Svizzera.

COME FUNZIONA. Dal 1995 (per l'Italia dal 1997) sono stati aboliti i controlli sistematici alle frontiere interne dei paesi aderenti all'area Schengen (restano possibili controlli a campione) mentre sono obbligatori quelli alle frontiere esterne. Non sono messi in discussione i controlli all'interno di un Paese. C'è poi il sistema d'informazione comune di scambio di informazioni (il Sis, potenziato nel 2013, ora Sis 2), che è responsabilità  degli stati membri utilizzare e implementare.

MECCANISMI D'EMERGENZA. E' possibile, in caso di emergenza o di situazioni eccezionali (manifestazioni, eventi sportivi o politici, ecc.) reintrodurre previa informazione a Bruxelles i controlli obbligatori alle frontiere interne per un massimo di 30 giorni. Sulla base di una valutazione del rischio in base a criteri abbastanza ampi sono anche possibili controlli mirati per assicurare che non ci siano minacce per la sicurezza.

FOCUS - Schengen, quando e come si può sospendere il trattato.