Kiev, (Ucraina), 1 aprile 2022 - Il fango oggi è secco, l’unica buona notizia della giornata. I mortai cadono senza un ritmo preciso, il cervello non riesce ad abituarsi. L’imprevedibilità è sfiancante ma gli uomini del sergente Ihor sono duri abbastanza da non dargli peso. Siamo su un pezzo di terra a est di Kharkiv, tra Kulynychi e Zernove, a questo punto di frontline i checkpoint sono piccole fortificazioni con mitragliatrici pronte e soldati attenti. Sotto di loro solo terra scavata in stretti cunicoli che portano ai bunker. La trincea nel 2022 è uguale a quella della Prima guerra mondiale nel nord Italia, un secolo fa. Cambiano solo le armi. Tutti col Kalashnikov tranne uno che ha sulla spalla un Rpg, un lanciarazzi, e ai piedi un Javelin. Cambia anche il sistema per comunicare. "Fammi una foto con questa bandiera, voglio mandarla a un mio commilitone che sta combattendo a Mariupol", ci chiede Morpeh, 56 anni, denti sparsi qui e lì ma – ci dicono – con la forza di tre uomini. Apre una grande bandiera con una croce blu in campo bianco e un quadrato giallo-blu in un riquadro. "Sono i Marines ucraini – ci spiega il sergente Ihor –. Poi mandagliela su WhatsApp. Mi raccomando non prendergli la faccia. La sua famiglia è ancora nei territori occupati dai russi". È un problema di molti soldati in questo avamposto che dal 24 febbraio, giorno dell’inizio dell’invasione, vivono per difendere la linea dai nemici. L'esercito russo si concentra a Sud. Nuove truppe per il Donbass "I russi sono a poca distanza, laggiù, a un paio di chilometri. Ma non temere per il rumore, questa è la nostra artiglieria che spara" – continua Ihor, 31 anni e il sogno di diventare dottore –. Ero uno studente di medicina e qui sono anche ...
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