Venerdì 6 Giugno 2025
MARIO ARPINO
Esteri

La regia del califfo

Ciò che il “califfo” aveva annunciato, è accaduto nel giro di pochi giorni a qualche migliaio di chilometri. Anche questa volta Abu Bakr al-Bagdadi ha voluto (e saputo) essere di parola: ieri pomeriggio il povero Hervè Pierre Gourdel, l’ostaggio francese in Algeria che aveva ripetutamente implorato il presidente Hollande di non bombardare, è stato decapitato. Identiche la “procedura” e la messa in scena mediatica. Arma potentissima, assai più delle bombe di precisione e dei missili Tomahawk, quando è nelle mani di chi la sa usare. In questo, la regia del Califfo supera quella di al-Qaeda. Infatti Bin Laden, se aveva tratto enorme prestigio dalle immagini riprese a New York dalle televisioni, quando si è cimentato con i propri video artigianali è apparso un po’ noioso. Che invece al-Bagdadi fosse maestro lo si era capito sin dall’inizio, quando ha dimostrato che oggi i califfati si possono creare anche in rete. È questa la sua catena virtuale di comando e controllo, sicura e senza strutture. «Mamma comanda, e picciotto fa»: è un detto siciliano che si adatta molto bene. il Califfo ordina in Iraq, e l’ostaggio viene trucidato tra i monti della Cabilia. 

Il momento è sgradevolmente preoccupante. Cominciamo dal concetto di Califfato: non è fine a se stante, ma solo un primo obiettivo della Guerra Santa. Nelle intenzioni, è un processo che continuerà sino a quando non sarà realizzata l’islamizzazione totale del mondo. I tempi potranno essere lunghi e inframezzati da tregue, ma, sempre secondo dottrina, la pace sulla terra fiorirà solo quando l’obiettivo sarà conseguito. Cioè, quando saremo tutti musulmani. Non si tratta di un fenomeno da prendersi alla leggera, come è stato colpevolmente fatto quando il crudele Bashar al-Assad lanciava avvisi che l’Occidente non ha mai voluto ascoltare. Ora, anche se non lo ammette, è costretto a farlo. Focolai si manifestano in varie parti del mondo, dalle Filippine al Corno d’Africa, nelle provincie keniote, in Somalia, nel Sudan, in Nigeria e nel Sahel. L’Europa si sta riempiendo di musulmani: in genere brave persone, ma impossibili da integrare. Alcuni, i fatti di questi giorni lo dimostrano, sono facile preda dei predicatori estremisti. Ma focolai, ben predisposti a raccogliere il messaggio di al-Baghdadi, ci sono anche di fronte a noi: nel Sinai, in Egitto, in Libia. Sinora, dopo le batoste inferte dai militari, l’Algeria sembrava esente. Ora sappiamo che non lo è. Si sa anche per certo che sono elementi di questi gruppi ad avere in mano il controllo dell’emigrazione clandestina verso l’Occidente, con porta di ingresso spalancata.  Secondo dottrina, quando sarà possibile riunire questi mini-califfati nascenti in quello mondiale, l’obiettivo sarà raggiunto. Per fortuna, nei secoli questo si è dimostrata pura utopia. Ma, ciò nonostante, i motivi di preoccupazione ci sono tutti. Qualcosa dobbiamo fare. Almeno qui, a casa nostra.