Venerdì 13 Giugno 2025
LUCA BOLOGNINI
Esteri

Trump e Musk, volano gli stracci. Sui dazi telefonata Donald-Xi

Il presidente minaccia lo stop ai contratti governativi per Elon: ormai è impazzito. Crolla il titolo Tesla

Il presidente minaccia lo stop ai contratti governativi per Elon: ormai è impazzito. Crolla il titolo Tesla

Il presidente minaccia lo stop ai contratti governativi per Elon: ormai è impazzito. Crolla il titolo Tesla

Volano i big and beautiful stracci tra Musk e Trump, con Elon che si chiede se non sia l’ora di fondare un nuovo partito e accusa Donald di non aver mai desecretato i file su Jeffrey Epstein, il finanziere amico dei potenti e colpevole di abusi e traffici sui minori, perché in quei documenti c’è il suo nome. Ma riannodiamo il nastro e facciamo un po’ di ordine. L’alleanza tra Musk e Trump era nata all’inizio del 2024, quando l’imprenditore ha deciso di finanziare massicciamente la campagna elettorale del tycoon con 277 milioni di dollari. In cambio ottiene il Doge. L’agenzia guidata da Musk si fissa l’obiettivo (irrealizzabile) di tagliare 2mila miliardi di dollari dalla spesa federale. Le mosse di Elon indispettiscono tutti i ministri di Trump e l’opinione pubblica. Per Donald ormai Elon è un peso e lo scarica. La scorsa settimana si consuma così l’addio alla politica attiva da parte di Musk, che lasciato il Doge. Elon inizia a criticare la manovra finanziaria (il "big and beautiful bill" definita ora un "abominio") che include anche la revoca dei sussidi per i veicoli elettrici, settore cruciale per Tesla.

Trump ieri, stufo di essere bersagliato dall’ex alleato, dice "deluso" da Musk, accusandolo di voler sabotare la manovra per salvare i sussidi alle auto elettriche. Elon replica: "Sei un ingrato, senza di me non avresti vinto le elezioni". Ma questo è niente, mettetevi comodi e aprite i popcorn. Tesla dopo le parole del presidente crolla a Wall Street, con una perdita che tocca il 18%. Secondo gli analisti, un chiaro segnale del ‘premio’ (ora sfumato) che rappresentava l’alleanza tra Musk e Trump. Elon, in preda al furore, lancia un sondaggio su X: "È ora di fondare un nuovo partito?". I sì fioccano a centinaia di migliaia. Il tycoon non la prende bene ("È impazzito", chiosa su Truth) e minaccia di tagliare i contratti governativi e i sussidi alle aziende di Musk. Una mossa che metterebbe in crisi soprattutto SpaceX, che si stava di fatto ‘mangiando’ la Nasa. "È il modo più semplice per risparmiare soldi. Mi chiedo perché Biden non lo abbia fatto". A brigante, si sa, brigante e mezzo. Elon rilancia e svela ai suoi 220 milioni di follower perché i documenti su Epstein non sono mai stati desecretati: "Dentro c’è Trump". Una bomba che di fatto mette a tacere la machiavellica tesi secondo cui i dissidi tra i due sarebbero stati inscenati proprio per rimettere in carreggiata gli affari di Musk. Infine Musk riposta su X il commento di un utente che scommette su Elon e afferma che "Trump dovrebbe essere sottoposto a impeachment e sostituito da JD Vance". "Yes", ha Musk.

Ma questi non sono gli unici schiaffoni virtuali che ieri ha preso Trump. Poche ore prima ci aveva pensato Xi Jinping. I cinesi sanno che nulla in queste settimane dà più fastidio a Trump del nomignolo Taco (Trump always chickens out, Trump si tira sempre indietro) che il Financial Times gli ha affibbiato. E così, al termine della telefonata di ieri sui dazi tra Xi Jinping e il tycoon, Pechino ha voluto malignamente sottolineare come sia stato proprio il presidente Usa ad alzare per primo la cornetta. Il sottinteso è chiaro: è talmente alle strette che come al solito sta facendo retromarcia. Un Taco Trump in piena regola, insomma.

Secondo il presidente Usa, in ogni caso, la telefonata è andata bene. E anche i mercati hanno apprezzato, con un rialzo nelle ore successive al colloquio. Trump ha detto che Xi lo ha invitato in Cina e lui ha ricambiato. Il presidente cinese ha poi invitato il collega americano a gestire la questione di Taiwan "con cautela".