Roma, 9 luglio 2024 – Caos è la parola giusta. Quella che racconta la politica francese dopo il voto delle legislative. Tutti alzano la voce aspettando la prima mossa di Emmanuel Macron, probabilmente rinviata alla riapertura dell’Assemblea nazionale del 18 luglio, "quando i gruppi saranno formati" e le alleanze elettorali già frazionate. E il fatto che in contemporanea sia in calendario il voto dell’Europarlamento sui nuovi vertici della Commissione aggiunge pathos alla scommessa pericolosa di guidare i giochi Ue da un Paese in fibrillazione. Anche un ministro (in forma anonima) e settori della sua coalizione suggeriscono al Presidente di accelerare: l’invito a saltare il vertice Nato che parte oggi a Washington, per concentrarsi sullo scenario nazionale, descrive bene il nervosismo dilagante .
Soprattutto a sinistra, tra autocandidature a governi di minoranza, prove tecniche di scissione all’interno della France Insoumise, ultimatum a Macron. "Non ci ha fatto neppure una telefonata", denuncia Marine Tondelier, leader dei Verdi, irritata dalla strategia presidenziale di cuocere a fuoco a lento il cartello dei vincitori. Così il Nouveau front populaire mette "solennemente" in guardia Macron da ogni "abuso istituzionale" prolungando l’incarico al primo ministro a Gabriel Attal. "Un tradimento dello spirito della Costituzione – continua la gauche – al quale ci opporremo con tutte le nostre forze". "Allerta, Macron vuole rubarci la vittoria", aggiunge il deputato insoumi Adrien Quatennens. E propone "una grande marcia popolare a Matignon" (la sede del governo). Magari mentre Macron è a Washington? È quello che temono i consiglieri del Presidente.
I vincitori di Nfp vivono ore convulse. "Sono pronto per la funzione di primo ministro", proclama il segretario socialista Olivier Faure attestando fedeltà al programma della coalizione, dall’abrogazione della riforma delle pensioni (con il ritorno ai 60 anni) all’aumento del salario minimo a 1.600 euro. Riforme da censura assembleare con contestuale caduta del governo (e che la Ue e i mercati avverserebbero), ma sulle quali il leader della France Insoumise Jean-Luc Mélenchon sarebbe pronto a immolarsi. "È più che mai in corsa", fanno sapere i fedelissimi Manuel Bompard e Mathilde Panot, proprio mentre i dissidenti Clémentine Autain, François Ruffin e Alexis Corbière depotenziano il leader aprendo le trattative con ecologisti e comunisti per creare un gruppo autonomo e separato.
Nome (non di bandiera) per Matignon la 33enne ecologista Clemence Guetté. E in una specie di gioco al rialzo, altri profili si fanno largo: ad esempio il socialista Boris Vallaud, mentre il collega Raphaël Glucksmann, leader di Place publique e faccia moderata di Nfp, sembra attendere gli eventi da posizione più defilata, pronto eventualmente a scattare se e quando sarà il momento. Il segretario del Partito Comunista Fabrice Roussel avvisa avversari e scissionisti: "Nel rispetto delle quattro forze di Nfp, riusciremo a proporre il primo ministro entro il fine settimana".
Preoccupa molto Macron il no preventivo dei Républicains a un governo sia con Ensemble sia con Ensemble e socialisti: nessuna apertura al proposito arriva dall’incontro col presidente del Senato (la Camera dei territori), il neogollista Gérard Larcher. Governo tecnico? Nel caso i profili autorevoli non mancherebbero. Ma non è ancora il momento di spenderli.