Giovedì 25 Aprile 2024

Clima e ambiente, tante idee ma spesso confuse

Solo Verdi e Sinistra Italiana ne fanno una priorità. Gli altri si muovono tra mille contraddizioni

Danni provocati dal recente nubifragio a Cantiano, nella provincia di Pesaro Urbino

Danni provocati dal recente nubifragio a Cantiano, nella provincia di Pesaro Urbino

ROMA - La politica in Italia non ha mai considerato l’ambiente, e in particolare i cambiamenti climatici, come una priorità. L’ha invece minimizzato, facendo il meno possibile. Le priorità erano ben altre. Eventi come l’alluvione nelle Marche sono la dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, che è stata una politica miope. L’Italia – secondo il programma europeo Fit for 55 – dovrà ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 del 55% e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Il tutto nella difficile congiuntura creata dalla invasione dell’Ucraina, che ha comportato una disordinata corsa per il gas e un ritardo nella riconversione energetica. Farcela è possibile ma richiederebbe volomtà e  determinazione. Nelle prossime elezioni politiche i partiti mostrano per adesso qualche cauto segnale di attenzione al tema. Chi mette ambiente e clima al centro del proprio programma sono i Verdi-Sinistra italiana (e ci mancherebbe anche), con un progetto ambizioso che punta a centrare gli obiettivi europei e a far decollare la green economy. Ma i grandi partiti?

Centrodestra

Nell’“accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra“ Fdi,  Lega e Forza Italia dedicano il dodicesimo dei quindici capitoli  all’ambiente, che viene definito “una priorità“. C’è il dovere di "rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici", giusto ma molto generico, mentre al capitolo undici si parla di “promozione della transizione energetica sostenibile“ e si promette “l’aumento della produzione da rinnovabili“ . Il problema è che si parla anche di “riattivazione e nuova costruzione di pozzi di gas naturale nazionali“ (azione in sostanziale contraddizione con la lotta ai cambiamenti climatici) e di “valutare anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro“ (che può essere argomento di discussione ma non produrrebbe centrali prima di un minimo di 10 anni, quindi sarebbe sostanzialmente inutile per ridurre le emissioni di gas  serra nei  tempi richiesti).  C’è anche un problema culturale: il negazionismo climatico di alcune parte del centrodestra sembra superato, ma ha lasciato delle scorie.

Partito Democratico 

Il Pd invece  mette l’ambiente tra i tre pilastri del suo programma e tra le  principali azioni suggerisce l’aumento della quota di rinnovabili prodotte in Italia, con l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030, con la creazione di  500mila nuovi posti di lavoro; la progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente; l’incentivo dell’installazione di almeno 100mila colonnine elettriche e di 30mila punti di ricarica rapida entro il 2027. Il problema sarebbe attuarlo, perché quando è stato al governo il Pd non ha tradotto in pratica che una parte delle promesse ambientali fatte.

M5s

Molto spazio ma poco coordinamento per le azioni previste da M5s, che all’ambiente dedica 3 capitoli su 21, ma con azioni positive ma settoriali e spesso poco incisive.

Terzo Polo

Contraddittorio il programma di Azione-Italia Viva, perché è ambientalista nei concetti e conferma l’impegno del taglio del 55% delle emissioni al 2030 ma poi chiede in contraddizione di abbassare il prezzo della Co2 per le imprese e punta sul nucleare (che per almeno 10 anni non entrerebbe in produzione e non produrrebbe riduzioni). Oggettivamente c’è da fare per programmi ambientalisti, chi più e chi meno.

L'accordo pre-elettorale

Ieri al CNEL le forze politiche hanno raccolto l’invito del comitato “la scienza al voto“, che raccoglie 18 tra i maggiori scienziati italiani di clima e ambiente, e i partiti si sono impegnati a firmare nei prossimi giorni un accordo pre elettorale per costituire, ad inizio legislatura, un organo di consulenza scientifica alle istituzioni su politica e ambiente, su modello di quanto fatto da Germania e Regno Unito. “Siamo rimasti positivamente colpiti – commenta Antonello Pasini, fisico e climatologo del Cnr che è il coordinatore del comitato scientifico che ha organizzato l’incontro –  perché al di la delle differenze sulle soluzioni alla crisi climatica e ambientale, ci è parso che la consapevolezza della gravità della crisi sia ormai acquisita. Hanno tutti ammesso che la soluzione della crisi climatica è un tassello fondamentale anche per lo sviluppo del Paese“. Se così fosse sarebbe una cesura con il passato. Ma sarà l’attività concreta nella prossima legislatura a dire se quelle dei partiti siano solo parole o un cambio di passo.