Lunedì 20 Maggio 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Pensioni 2024, torna Quota 103 (penalizzata): ecco di quanto viene ridotto l’assegno. Le nuove finestre per chi esce in anticipo

Manovra, trovato l’accordo in maggioranza. Correzioni anche sul rilancio del meccanismo che lega i requisiti alla speranza di vita

Roma, 27 ottobre 2023 – È certo. Si torna a Quota 103, sia pure con il calcolo interamente contributivo dell’assegno, abbandonando l’ipotesi di passare a Quota 104 per il 2024. E, dunque, si potrà continuare a andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Non solo: si stabilisce fin da ora che quando si arriverà all’uscita con 41 anni secchi a prescindere dall’età si dovrà applicare interamente il sistema contributivo. A dare l’annuncio del nuovo accordo sulla legge di Bilancio è Matteo Salvini, dopo che la Lega aveva posto una serie di veti sia al pacchetto pensioni sia a quello fiscale e, nello specifico, alla velocizzazione del pignoramento sui conti correnti dei debitori del fisco.

Pensioni: resta Quota 103 anche nel 2024, ma sarà penalizzata
Pensioni: resta Quota 103 anche nel 2024, ma sarà penalizzata

"Tra stanotte e stamattina abbiamo chiuso la legge di bilancio, ho dormito un pochino di meno perché il momento è complicato”, spiega il leader del Carroccio. Soddisfatti i vertici lumbard, vediamo le novità in arrivo. Dunque, per i pensionamenti anticipati non servirà un anno di età in più, ma basteranno i 62 anni come nel 2023. E ugualmente saranno sufficienti 41 anni di contributi. Il rovescio della medaglia è che chi vorrà andare via con Quota 103 resuscitata dovrà accettare il calcolo contributivo anche della fetta di pensione maturata nel retributivo: con una decurtazione dell’assegno che potrà andare dal 3 al 15 per cento a seconda dei casi. L’intesa fissa anche due finestre per l’uscita, diverse tra statali e non: una volta raggiunti, i dipendenti privati dovrebbero aspettare 6 mesi per l'assegno e i pubblici 9 mesi.

Ma non è solo questa la novità del capitolo pensioni. Per chi è interamente nel sistema contributivo e quindi non ha contributi previdenziali versati prima del 1996 l'anticipo della pensione di tre anni rispetto all'età di vecchiaia (a 64 invece che a 67) sarà possibile solo se si è maturato un importo di pensione di almeno 3 volte l'assegno sociale (503 euro) se si è uomini, 2,8 se si è madri di un figlio e 2,6 se si è madri di due o più figli.

Il trattamento di pensione anticipata è riconosciuto per un valore lordo mensile massimo non superiore a cinque volte il trattamento minimo per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto all'età di vecchiaia. È prevista una finestra di tre mesi. Nel 2023 la norma prevede per l'anticipo un importo di pensione maturato di almeno 2,8 volte l'assegno sociale (1.408 euro) mentre la prima bozza per il 2024 prevedeva che fosse di almeno 3,3 volte l'assegno sociale.

Altre correzioni riguardano il rilancio del meccanismo che lega i requisiti alla speranza di vita: non partirà di nuovo nel 2025, ma resterà bloccato fino al 2026, come previsto.

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