Venerdì 26 Aprile 2024

Novemila litri di biocarburante dagli oli di scarto delle cucine

Novemila litri  di biocarburante  dagli oli di scarto  delle cucine

Novemila litri di biocarburante dagli oli di scarto delle cucine

NOVEMILA LITRI di biocarburante idrogenato prodotti, solo nella città metropolitana di Firenze, grazie alla raccolta di oltre 8,3 tonnellate di olio di scarto. Sono i risultati del progetto Hove che, a livello nazionale, ha permesso di effettuare nel 2022 un rifornimento di circa 1,7 milioni di litri di biocarburante idrogenato, grazie al recupero di oltre 1.540 tonnellate di olio vegetale esausto. Focalizzato sul recupero degli oli di scarto di cucina, il progetto Hove (acronimo per Hera Oli Vegetali Esausti) utilizza sia il prodotto delle raccolte urbane nei territori in cui il Gruppo Hera svolge il servizio di igiene urbana, sia quello derivante dalle partnership con grandi gruppi della ristorazione, di cui gestisce e valorizza questi preziosi scarti di cucina.

Una volta pretrattati secondo i rigidi standard del gruppo, gli oli vengono convogliati alla bioraffineria Eni di Venezia a Porto Marghera, dove, grazie alla partnership fra Hera ed Eni, vengono trasformati in biocarburante idrogenato. La città metropolitana di Firenze è stata protagonista significativa di questo progetto di transizione energetica, grazie agli oli raccolti nei 41 punti di ristoro, Camst group, Cirfood, Elior e Gruppo Cremonini (con Roadhouse, Chef Express e Calavera). I comuni coinvolti, oltre a Firenze, sono stati Barberino del Mugello, Calenzano, Campi Bisenzio, Certaldo, Empoli, Fiesole, Figline Valdarno, Gambassi Terme, Lastra a Signa, Pontassieve, Regello, Rufina, San Casciano Val Pesa, Scarperia, Sesto Fiorentino, Tavernelle Val di Pesa e Vinci. Complessivamente, fra il capoluogo toscano e tutti gli altri Comuni, sono state raccolte appunto più di 8,3 tonnellate di olio di scarto, che hanno consentito di produrre oltre 9mila litri di biocarburante idrogenato.

Oltre alla protezione ambientale (gli oli vegetali esausti se non smaltiti correttamente possono essere molto pericolosi per la natura), l’attività rappresenta un tassello rilevante della transizione energetica. Il biocarburante, infatti, abbatte sensibilmente le emissioni di anidride carbonica rispetto ai processi di produzione del gasolio tradizionale senza necessità di modifiche al motore o agli impianti di distribuzione. Dunque è ottimo per accompagnare la progressiva elettrificazione del trasporto leggero, oltre a essere un’immediata soluzione per i segmenti non facilmente elettrificabili come, ad esempio, il trasporto pesante, marittimo e aereo. Una parte del biocarburante prodotto a Porto Marghera ritorna poi a Hera, che lo usa per alimentare una parte della flotta dei mezzi destinati alla raccolta dei rifiuti urbani.

"Il progetto di recupero e trasformazione degli oli esausti si inserisce pienamente nel più ampio, ambizioso, contributo che il Gruppo Hera sta dando alla transizione energetica e alla decarbonizzazione del Paese", spiega Franco Fogacci (nella foto sopra), direttore centrale servizi ambientali e flotte di Hera. "Parliamo di un impegno, ben articolato nel Piano Industriale al 2026, che prevede investimenti per oltre 4,1 miliardi, finanziati anche dal Pnrr, su sviluppo dell’economia circolare, promozione delle fonti rinnovabili, tutela del patrimonio idrico e resilienza delle reti".

Complessivamente, il biocarburante derivante dall’azione Hera ha consentito di evitare l’emissione nel 2022 di circa 4.900 tonnellate di CO2: dal punto di vista ambientale, si tratta dell’equivalente dell’anidride carbonica assorbita in un anno da oltre 58mila alberi. Il progetto di recupero degli oli vegetali esausti per ricavarne biocarburante idrogenato nasce nel 2022 da una visione strategica precisa del Gruppo Hera: mettere a disposizione il proprio know-how nell’economia circolare per supportare le imprese di tutto il territorio nazionale in progetti di riduzione degli sprechi, valorizzazione delle risorse e decarbonizzazione. Cuore dell’attività, che mette a sistema professionalità e tecnologie molto diverse, coordinate da una specifica funzione Hera dedicata all’economia circolare, è la costruzione di reti fra realtà che condividono i medesimi valori e gli stessi obiettivi di sostenibilità, in coerenza con i "Sustainable development goals" (gli obbiettivi per uno sviluppo sostenibile) dell’Onu (il 17esimo riguarda, peraltro, proprio le partnership).

Il progetto Hove rappresenta perfettamente questo approccio, con un obbiettivo di decarbonizzazione raggiunto grazie a una serie di collaborazioni facilitate e coordinate proprio da Hera. Da un lato, la partnership fra Hera ed Eni, grazie alla quale gli oli vegetali esausti raccolti sul territorio si trasformano in biocarburante idrogenato. Dall’altro gli accordi, in continuo sviluppo, fra Hera e i grandi produttori di oli vegetali esausti, ovvero industrie alimentari e grandi catene di ristorazione. Grazie a queste sinergie, applicabili anche a risorse diverse rispetto agli oli vegetali esausti, è possibile realizzare economie di scala, identificando scenari e opportunità che, diversamente, a livello di singola azienda non potrebbero essere raggiunti. Il Gruppo Hera è nato nel 2002 dall’aggregazione di 11 aziende municipalizzate emiliano-romagnole, prima esperienza nazionale di questo tipo. Successivamente ha intrapreso un cammino di crescita costante, incorporando nel gruppo altre società attive negli stessi ambiti. Quotata dal 2003, dal 18 marzo 2019 Hera è entrata a far parte del Ftse MiB, il principale indice di Borsa Italiana, che include i 40 maggiori titoli di piazza Affari per capitalizzazione, liquidità e volume di scambi, e nel 2020 è stata la prima multiutility italiana a essere inclusa nel Dow Jones Sustainability Index (Djsi).

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