Mercoledì 24 Aprile 2024

L’economista Fortis: “Siamo primi in Europa grazie alle riforme. Ma ora è cruciale il Pnrr”

Fondamentali le scelte del 2016 e confermate dal governo Draghi. Meloni ha tenuto la barra dritta. Adesso serve il salto decisivo

Il primo trimestre di Eurolandia

Il primo trimestre di Eurolandia

Nel primo trimestre del 2023, secondo la stima preliminare dell’Istat, il Pil dell’Italia è cresciuto dello 0,5% rispetto all’ultimo trimestre del 2022. Un aumento a cui hanno contribuito positivamente industria, servizi e domanda estera netta, mentre l’agricoltura è rimasta stazionaria. Ciò permette al nostro Paese di accumulare dopo solo tre mesi una crescita già acquisita per quest’anno dello 0,8%. Siamo dunque già oltre, per il 2023, alle stime di molti previsori e vicini all’obiettivo del +1% fissato dal governo Meloni nel Documento di economia e finanza (Def). Tra i grandi Paesi d’Europa solo la Spagna è cresciuta come l’Italia.

Infatti, l’aumento medio del Pil della Ue nel primo trimestre 2003 è stato dello 0,3% e quello dell’Euroarea soltanto dello 0,1%. La Francia è progredita dello 0,2% mentre la Germania è rimasta addirittura ferma a zero. Rispetto al primo trimestre del 2022 la nostra crescita tendenziale è stata dell’1,8%, cioè 1 punto percentuale in più della Francia (+0,8%), mentre la Germania in un anno è arretrata dello 0,1%. Rispetto ai livelli di PIL del quarto trimestre 2019, antecedente la pandemia, l’Italia si trova già oggi sopra del 2,4%, nettamente davanti alla Francia (+1,4%), mentre Germania, Spagna e Regno Unito non hanno ancora recuperato in termini reali i valori pre-Covid19.

Qualcuno potrà forse sbalordirsi di questi dati. Ma il fatto è che dopo le riforme del governo Renzi (in primis il Piano Industria 4.0) e poi la “cura Draghi”, l’Italia non è più l’ultima in Europa per crescita, anzi è passata in testa. E ciò rende più facile anche gestire i conti pubblici. Gli italiani forse dovrebbero ringraziare questi personaggi che hanno avviato una svolta: uno oggi fa il direttore del “Riformista”, l’altro il nonno.

Sta di fatto che le prime vere riforme che l’Italia abbia mai fatto dopo tanto tempo hanno già molto cambiato il nostro Paese e l’economia italiana sembra ora godere di un abbrivio che nemmeno il difficile scenario del 2022-2023, con la guerra russo-ucraina, il “caro-energia” e l’inflazione, ha potuto fermare. E il clima di fiducia di imprese e consumatori in Italia è migliorato anche ad aprile. Inoltre, il nostro export continua a crescere (+13% in valore nel bimestre gennaio-febbraio 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), davanti a quelli degli altri maggiori Paesi dell’Euroarea: Francia (+10%) e Germania (+9%). Con il Piano Industria 4.0, avviato nel 2016, le nostre imprese hanno investito molto e sono diventate strutturalmente più competitive.

Il governo attuale, sul piano macroeconomico, ha sostanzialmente mantenuto la rotta tracciata da Draghi ed ha fatto bene. Da quando Draghi è diventato presidente del Consiglio a oggi, il Pil italiano è aumentato di qualcosa come l’8,9% in nove trimestri, di 8,5 punti con Draghi e di 0,4 punti nei primi due trimestri del governo Meloni. Se l’Italia centrerà l’obiettivo di crescita del Pil dell’1% fissato per il 2023 dal Def, il nostro Paese metterà a segno un progresso record in tre anni del 12%. L’attuazione del Pnrr è ora cruciale per completare il ciclo di riforme e investimenti di cui l’Italia abbisogna e per dare continuità al nuovo passo di crescita acquisito dalla nostra economia.

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