Giovedì 25 Aprile 2024

L’era del private banking Altri due anni di crescita

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POCO MENO di 950 miliardi oggi, quasi 1.050 miliardi alla fine del prossimo anno. Ecco i numeri che segneranno la crescita del private banking italiano, cioè quell’insieme di attività e di servizi che le banche e le reti dei consulenti finanziari forniscono ai clienti di fascia alta, con un patrimonio superiore ai 500mila euro a testa. Per l’industria italiana del risparmio, il private banking rappresenta indubbiamente un asse portante che negli ultimi 15 anni ha registrato una crescita pressoché ininterrotta. Basti pensare che nel 2007, poco prima della grande crisi finanziaria provocata dal crack della banca d’affari Lehman Brothers, il patrimonio complessivo dei clienti del private banking italiano valeva non più di 390 miliardi di euro, saliti a oltre 500 miliardi nel 2014 per poi raddoppiare nei 7 anni successivi e sfiorare i mille miliardi ai giorni nostri.

I numeri sono riportati nelle analisi periodiche della sigla di categoria Aipb (Associazione italiana private banking) che ha calcolato una crescita annua aggregata per questo settore del 6,6%, ben superiore a quella della ricchezza complessiva delle famiglie italiane (1,4% all’anno) e soprattutto a quella del pil (che invece, nello stesso periodo, non è aumentato ma è diminuito dello 0,3% medio annuo). Anche in un anno difficile come il 2022, durante il quale le borse hanno battuto la fiacca scoraggiando gli investimenti finanziari, il private banking ha avuto un aumento del patrimonio gestito del 4% circa (anche se le stime sono ancora parziali e aggiornate al primo semestre). Benché si tratti di un settore molto in salute, l’ultimo rapporto annuale dell’Aipb pubblicato nel novembre scorso ha individuato alcune sfide per il private banking italiano, legate al passaggio della ricchezza tra una generazione e l’altra. "Guardiamo al futuro consapevoli della solidità del nostro modello di business e della capacità del private banking di rispondere alle nuove sfide che ci attendono in un mondo in profonda evoluzione economica, culturale e sociale", ha detto commentando i dati il presidente dell’Aipb, Andrea Ragaini. In particolare, tra le sfide che gli addetti ai lavori del settore dovranno affrontare, per gli associati ad Aipb c’è innanzitutto l’inserimento di giovani professionisti negli organici bancari dedicati alla clientela classificata come "private".

La rilevazione effettuata ogni biennio sulla composizione per età dei private banker italiani, infatti, evidenzia una riduzione dei professionisti di età compresa tra i 30 e i 40 anni: erano il 21% del totale nel 2012 e sono scesi al 13% nel 2020. Contemporaneamente, c’è stato un incremento del peso della fascia anagrafica dei private banker con un’età compresa tra i 50 e 60 anni: dal 27% del 2012 si è passati al 41% del 2020. Questo invecchiamento dei professionisti può porre qualche problema quando si rapporteranno con le nuove generazioni di clienti, cioè gli investitori più giovani che presto o tardi erediteranno la ricchezza di chi è nato negli anni ’40 o ‘50 del secolo scorso. Non a caso, gli associati ad Aipb individuano come seconda sfida più importante da affrontare nei prossimi decenni il saper attrarre la next generation di clienti che, a differenza dei loro genitori o nonni, potrebbe rivolgersi ad altri professionisti per la gestione del patrimonio (si veda l’articolo qui sotto). In questo scenario, un fattore importante è rappresentato anche dall’innovazione tecnologica del servizio, che è stata individuata come terza sfida più importante dagli associati di Aipb.