
Roma, 22 maggio 2023 - In una traversa di via del Pigneto, al civico 26 di via Caltanissetta, la saracinesca aperta mostra una porta a vetri scura e industriale. Si tratta di una vecchia officina con un piccolo campanello affianco e l’insegna che in romano suona come un’esortazione: “Famo Cose”, uno spazio di co-working in una delle periferie culturalmente più attive e di maggior aggregazione comunitaria della città.
Luoghi del fare
Un semplice fabbricato, in un quartiere speciale. Da un lato Famo Cose, un makerspace, un’officina per creativi; dall’altro il Pigneto, la Monmartre romana, un quartiere trendy in una zona borderline sullo sfondo delle palazzine irregolari di via Casilina. Racchiuso tra la stazione del treno, la fermata della metro C e la tangenziale Est, il Pigneto è quel perfetto mix che è riuscita nel tempo a coniugare coolness e degrado urbano, restituendo alla Capitale uno dei quartieri più amati da artisti, turisti e cittadini che di giorno si fermano nei caffè a fare bookcrossing e di sera frequentano i circoli culturali tra via Prenestina e via Labicana, appena fuori Porta Maggiore. Insomma, in queste vie, dove un tempo sono stati girati film come “Accattone” di Pasolini o “Roma città aperta” di Rossellini, oggi sorge una comunità di persone che insieme hanno recuperato vecchi spazi abbandonati e abusi edilizi, trasformando un quartiere urbanamente complicato in un piccolo centro culturale ricco di fermento e affascinanti contraddizioni. Quale posto migliore, dunque, per dare spazio ai creativi e alle loro idee, se non al Pigneto?
Da fabbrica a spazio makerspace: la storia
Luca è il titolare di questo makerspace. “Il nostro spazio è ricco di attrezzature diverse, uno spazio per gente che ‘fa cose’. Creativi che spaziano da architetti, designer, fotografi, artigiani. Anche molti stranieri che vengono qui in vacanza se devono lavorare a distanza si fermano da noi”. Non a caso, “famo cose” in romano assume un senso esortativo, oltre che letterale. E così, quella piccola insegna affissa fuori diventa subito un’occasione per lo sturtupper quanto per il flâneur di turno che può entrare in questo fabbricato pieno di postazioni e attrezzature e dare sfogo alla propria creatività. Questo spazio è aperto dal 2014. Prima dell’arrivo di Luca, questo spazio apparteneva ad uno scultore che lavorava nel mondo della scenografia e del cinema. Una volta acquistato, insieme alla sua squadra lo hanno sistemato e trasformato in uno spazio di lavoro condiviso, un'officina creativa per designers, makers e startupper.
“Leggende raccontano che questo locale è stato recuperato durante i bombardamenti di Scalo San Lorenzo e Pigneto nella Seconda guerra mondiale - racconta Luca - Infatti, il pavimento è costituito da vecchie mattonelle di palazzine bombardate e poi recuperate dagli sfollati. Così è nato un primo fabbricato di natura spontanea e realizzata col minimo indispensabile”. Nel tempo il locale è stato regolamentato ed è diventato prima un opificio, poi un distretto chimico farmaceutico. “Probabilmente - spiega il titolare - le prime attività qui ospitate sono state una fabbrica di lacca, un’officina meccanica e una tipografia”. Quest’ultima ha lasciato un segno indelebile sul pavimento in travertino. Infatti, proprio lì dove un tempo sorgevano le vecchie macchine, oggi c’è una macchia scura: l’alone d’olio lasciato dai tipografi e che oggi accompagna le attività dei startupper.
Lo spazio e le attrezzature
Al suo interno, il locale è un open space di 160 metri quadrati dotato di diverse scrivanie, postazioni di lavoro e un’area caffè e relax. Tra le varie attrezzature troviamo stampanti 3d, plotter e plotter da taglio, taglia polistirolo, macchine da cucire, scanner 3d, laser cutter, attrezzatura e componentistica per l’elettronica. Non mancano poi computer, camera oscura e attrezzature per la fotografia e le riprese video, compresi di luci e fondali e parete per proiezioni. Troviamo l’area falegnameria con trapani a colonna, sega radiale, sega a nastro, smerigliatrice, seghetto alternativo, compressore, saldatrice inverter; e anche un’area magazzino. Famo cose ospita oltre che makers anche eventi, corsi e workshop, si occupa di consulenze ed è sempre pronta ad accogliere nuovi soci.