Giovedì 25 Aprile 2024

Cedolare secca per le attività commerciali: cos'è e come funziona la proposta

Il governo Meloni è al lavoro sull'uniformazione degli affitti di unità abitative con quelle di natura commerciale

Roma, 19 novembre 2022 - Uniformare gli affitti di unità abitative con quelle di natura commerciale è uno degli obiettivi al quale in queste ore sta lavorando il governo Meloni, nell’ottica di consentire l’applicazione della cedolare secca (del 21% o 10%) anche alle locazioni di spazi commerciali, in relazione ai quali oggi è invece prevista soltanto l’imposta progressiva Irpef. La proposta è stata avanzata dal viceministro dell'Economia, Maurizio Leo: “Non vedo perché - ha commentato - se io do in affitto l'unità immobiliare posso applicare la cedolare al 21% o 10%, se invece vado a dare in locazione un immobile commerciale devo pagare l'aliquota progressiva. Un allineamento da questo punto di vista penso che sia assolutamente necessario. Una misura unificata potrà generare effetti positivi sia per l’affittuario che per il locatario''.

Affitti (immagine di repertorio)
Affitti (immagine di repertorio)

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Il precedente

La cedolare secca era già stata estesa alle attività commerciali nel 2019, poi però non era stata rinnovata. A oggi infatti l’opzione può essere esercitata per unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali da A1 a A11 (esclusa l’A10 - uffici o studi privati) affittate a uso abitativo e per le relative pertinenze. L’imposta sostitutiva si calcola dunque applicando un’aliquota del 21% sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti, ma è prevista anche un’aliquota ridotta al 10% per i contratti di locazione a canone concordato relativi ad abitazioni che si trovano o nei Comuni con carenze di disponibilità abitative (come Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia), o nei Comuni ad alta tensione abitativa individuati dal Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica).

Cos’è il canone concordato

Il proprietario dell’immobile che decide di affidarsi a questa formula, non potrà scegliere liberamente il prezzo dell’affitto, ma dovrà fissarlo tenendo in considerazione un range specifico, individuato dall’accordo territoriale di riferimento per il proprio Comune. Tra i requisiti previsti c’è anche la durata: i contratti a canone concordato prevedono la formula di tre anni più ulteriori due. A seguito della proroga biennale, le parti possono concordare il rinnovo a nuove condizioni oppure rinunciare al proseguimento. In questo caso è necessario formalizzare il proprio intento inviando una raccomandata alla controparte con almeno sei mesi di preavviso rispetto alla data di scadenza. In mancanza comunicazioni, il contratto si intende rinnovato tacitamente alle medesime condizioni per un ulteriore biennio.

Aspetti fiscali

Riguardo ai fini fiscali, il reddito assoggettato a cedolare secca è escluso dal reddito complessivo del proprietario dell’immobile. I vantaggi sono duplici, perché permettono a chi possiede i locali di veder abbassare significativamente la tassazione rispetto alle normali aliquote progressive Irpef, mentre chi prende in affitto gli spazi può contare su un canone più basso rispetto a quello del libero mercato.

Le reazioni

Nell’attesa che nelle prossime ore arrivino parole – e soprattutto testi – ufficiali a riguardo, le aspettative di un’ampia fetta di mercato crescono. Lo dimostra per esempio l’apprezzamento mostrato da Confcommercio nelle ultime ore: “La reintroduzione di una cedolare secca sulle locazioni degli immobili a uso commerciale – si legge in una nota diffusa dall’associazione di categoria – è una misura che va nella giusta direzione e che Confcommercio sta portando avanti da diversi anni. Oltre ai vantaggi per locatore e locatario, la cedolare secca favorirebbe anche la riqualificazione urbana, soprattutto dei centri storici e il rilancio del mercato degli immobili diversi da quelli ad uso abitativo".