Venerdì 26 Aprile 2024

Va in scena l’Italia spaccata Letta a Berlino attacca le nomine Ira della Meloni: basta clima d’odio

Polemica tra il leader dem e la premier in pectore. "Dividete il Paese". Lei: "Tu danneggi le istituzioni". La scelta dei presidenti di Camera e Senato dà fuoco alle polveri. E La Russa finisce nel mirino

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di Giovanni Rossi

Ignazio capovolto, Enrico col dito alzato, Giorgia furiosa. Il primo weekend a camere insediate (e governo in alto mare) ruota attorno a tre protagonisti assoluti. Il clima avvelenato colpisce anzitutto Ignazio La Russa. Il neopresidente del Senato, già finito su una serranda della Garbatella marchiata da una stella a cinque punte, conquista anche il cavalcavia di via degli Annibaldi, in zona Colosseo. ”Benvenuto presidente La Russa. La resistenza continua”, recita lo striscione lungo sei metri, con il cognome della seconda carica dello Stato scritto a rovescio, e quindi metaforicamente appeso, a cura degli antagonisti di Cambiare Rotta. Subito i carabinieri smontano l’affissione e aprono le indagini, ma ormai la scritta galleggia in rete tra le news più cliccate.

Fioccano comunicati di solidarietà a La Russa da tutto il centrodestra (nell’occasione di nuovo compatto) e anche da esponenti dell’opposizione che, prima lentamente (bacchettati per questo dai cronometristi della maggioranza), e poi con adeguata massa critica, compiono il proprio dovere istituzionale. "Solidarietà mia e di tutto il Pd al presidente del Senato Ignazio La Russa. Quelle scritte sono inaccettabili", twitta il segretario del Pd Enrico Letta.

Però questo succede dopo le sei di pomeriggio. Prima lo stesso Letta, in trasferta a Berlino per il congresso dei socialisti europei, e la premier in pectore Giorgia Meloni, impegnata a comporre la squadra di governo, passano quattro ore abbondanti a rinfacciarsi il peggio. Letta, ancora ammaccato dall’elezione di La Russa al Senato e del leghista ultraconservatore Lorenzo Fontana alla Camera, racconta così la nuova Italia: "L’inizio di legislatura è il peggiore che potesse esserci. Comincia con una logica incendiaria. Chi ha vinto, invece di riappacificare il paese, lo sta dividendo. Ma chi semina vento non può che raccogliere tempesta. Invito a considerare che questo metodo è davvero sbagliato. Si rompe ogni possibilità anche di un rapporto fra maggioranza e opposizione che è nell’interesse del Paese. Maggioranza ancora più a destra: un messaggio che conferma le peggiori preoccupazioni in giro per l’Europa. Io mi chiedo quale sia la logica perversa", dichiara il segretario dem, con postilla accusatoria rivolta ai vertici Ue: "Con l’estrema destra e i populisti c’è una bussola molto semplice. Noi vinciamo quando l’Europa va bene, perdiamo quando l’Europa va male. C’è una correlazione immediata tra come l’Europa è in grado di dare risposte e quando non le dà. Bisogna abolire il diritto di veto. È essenziale una risposta immediata alla crisi energetica".

Meloni la prende malissimo: le affermazioni di Letta a Berlino sono "un danno per l’Italia, le sue più alte istituzioni e la sua credibilità internazionale". Ordina: "Letta si scusi immediatamente". Promette: "Il nostro impegno sarà per unire la Nazione, non per dividerla come sta tentando di fare qualcuno". Auspica: "Il senso di responsabilità della politica prevalga sull’odio ideologico, l’Italia e gli italiani devono tornare a correre insieme". "Non è la maggioranza a dire all’opposizione cosa dire e come", è la replica pedagogica del segretario dem.

"La Lega e il centrodestra risponderanno col sorriso e col lavoro a questi violenti attacchi", si butta nella mischia il leader del Carroccio Matteo Salvini. E mentre La Russa ringrazia sinceramente per la "solidarietà" rispetto "a chi vorrebbe rivangare anni di violenza e terrorismo condannati dalla storia", l’attenzione torna a spostarsi sui prossimi passaggi. "Che la Meloni sia europeista è l’ultima metamorfosi prima della beatificazione – ragiona Carlo Calenda, leader di Azione –. Il governo parte zoppo e al primo scoglio rischia di cadere".