Venerdì 26 Aprile 2024

Turisti e sfollati, duro colpo all’economia "Danni irreparabili. E arrivano le disdette"

Turisti e sfollati nel dopo alluvione a Senigallia. Partite a bocce sulla spiaggia e famiglie bloccate in casa da un metro d’acqua. Terrore negli occhi e lacrime. Viabilità impazzita, volontari che accorrono ovunque per dare una mano. Rabbia e lavoro, a testa bassa.

C’è un clima irreale sul lungomare della cittadina che sperava di allungare la stagione turistica e invece si trova a fare il conto dei danni. Ancora provvisorio.

Alessandro Albonetti, titolare con la sorella Roberta dell’hotel Universal, è seduto davanti al suo albergo di famiglia aperto nel 1971. Si è preso una pausa dopo una notte senza sonno e ore di lavoro senza sosta, per rimediare ai danni dell’acqua. Siamo a pomeriggio inoltrato ma ancora gli manca la luce, come a molti altri qui attorno.

Fa una previsione fosca: "I danni? Per le strutture andranno quantificati alla fine. Ma già ora vediamo quelli d’immagine". Sono fioccate le prime disdette, "clienti che dovevano arrivare e non sono arrivati, altri che hanno anticipato la partenza ad oggi".

Intanto una ditta specializzata continua a lavorare per pompare via l’acqua dalla cantina. Ma un senigalliese doc che risposta si dà alla domanda, perché è successo un’altra volta, dopo il 2014? Perché torniamo a piangere i morti? "La natura ci ha messo lo zampino ma certo negli ultimi decenni abbiamo costruito male", è la sintesi dell’albergatore.

Temprato dagli eventi. Ricorda: "Purtroppo il settore turistico è soggetto a questi disastri. Il nostro hotel è stato aperto nel 1971, l’anno dopo c’è stato il terremoto di Ancona e abbiamo ospitato gli sfollati".

Poi l’altra batosta. "Nell’89 abbiamo avuto un calo di presenze del 50 per cento, quella è stata la stagione delle alghe. Mi ricordo che dopo 15 anni avevo clienti che continuavano a chiedermi, ci sono ancora?".

Per finire "le varie crisi economiche, ma per fortuna siamo una generazione allevata a stringere la cinghia, a fare sacrifici e dire, domani andrà meglio".

Tutto attorno si sente il rumore dell’acqua che scroscia via. L’odore di fango entra nelle narici con quello del mare. Al porto nessuno dei pescatori che stanno ripulendo i banchi ha voglia di commentare. L’unico certezza: oggi non si lavora.

Anche i bagnini speravano di allungare la stagione. Invece il meteo che ha regalato questo sole ha tolto tutto, d’un colpo. "Immagino che per due settimane si parlerà solo di questo, di tragedia. Così mettiamo davvero una pietra sopra all’estate", è la conclusione di Nicola Chicco, titolare del bagno Baia del porto.

Tutto attorno a lui un gruppo di ragazzi ha addosso i segni inequivocabili di chi ha lavorato nel fango. "Siamo andati ad aiutare un amico a ripulire un capannone, si deve fare così", non ha dubbi il bagnino. Sì, sperava di allungare la stagione, di avere ancora turisti. Ma la solidarietà viene prima.