Lunedì 9 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Thyssenkrupp, l’ex ad Espenhanh in carcere: inizia a scontare la pena

Il manager tedesco condannato per il rogo del 2007. Boccuzzi (Pd): “Non è vendetta, ma l’unico epilogo sempre rimandato”

Herald Espenhahn

Torino, 17 agosto 2023 – L’ex ad della Thyssenkrupp Herald Espenhahn è in carcere: inizia a scontare ora la pena per l’incendio scoppiato nella fabbrica di Torino dove morirono 7 operai. La Corte costituzionale della Repubblica federale di Germania, a Karlsruhe, ha respinto l’ultimo ricorso di Espenhahn e il 10 agosto è cominciata l'esecuzione della pena. Espenhahn resta comunque semilibero: in cella ci resterà solo di notte.

“Dopo 5726 giorni il signor Harald Espenhahn dopo tanto correre, scappare dalla giustizia ha varcato la soglia del carcere. Non è un risarcimento, non è vendetta. È solamente l'unico epilogo che si sarebbe già dovuto compiere da tempo e che è stato solo rimandato”, ha scritto Antonio Boccuzzi, unico operaio scampato all’incendio poi diventato parlamentare del Pd, commentando notizie provenienti dalla Germania secondo le quali l'allora amministratore delegato dell'azienda nei giorni scorsi ha cominciato a scontare la parte detentiva della condanna inflitta in Italia. “Quei 5 anni - scrive su Facebook - saranno ulteriormente ridimensionati. Lo sappiamo e non ci facciamo strane o vane illusioni, ma un passo è stato compiuto e questo non ce lo porta via nessuno”.

"Non siamo contenti perché in confronto a ciò che gli imputati meritavano non è nulla”, dichiara Rosina Platì, mamma di uno degli operai deceduti. Alla Corte europea di Strasburgo è ancora pendente contro Italia e Germania il ricorso presentato dalle famiglie per i ritardi nel procedimento di esecuzione. Nel maggio del 2016 la Cassazione italiana inflisse a Espenhahn 9 anni e 8 mesi riconoscendolo colpevole di omissioni in materia di sicurezza. La pubblica accusa avrebbe voluto la condanna per omicidio volontario, gli Ermellini dissero che era un omicidio in forma colposa. A processo erano finiti in sei. I dirigenti italiani condannati andarono in carcere. Espenhahn, essendo cittadino tedesco, aveva diritto a scontare la pena nel suo Paese.

Ma gli anni di reclusione furono ridotti a cinque, il massimo previsto dalla legislazione germanica per questo reato. Fra un rinvio e l'altro nel 2020 un tribunale locale ratificò la sentenza italiana. Lo scorso maggio la Corte di Karlsruhe ha scritto la parola fine respingendo un reclamo in cui gli avvocati dell'ex ad sollevavano una serie di questioni legate allo svolgimento del processo italiano. Nel caso fu coinvolto un altro tedesco, il manager Gerald Priegnitz, condannato a 6 anni e 3 mesi. Anche per lui scattò la riduzione a 5 anni e il periodo di semilibertà (lavoro di giorno e prigione di notte). Nel novembre del 2022, dopo qualche sconto, è tornato libero. Per il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, "certamente l'incarcerazione non potrà mai restituire all'affetto dei propri cari le vite spezzate quella tragica notte, ma lo scontare la pena detentiva è sicuramente un atto dovuto alle famiglie e alla giustizia italiana e tedesca”.